Grazie al progetto del Ministero della Cultura 100 opere tornano a casa. Dai depositi ai musei ritornano nelle Marche, dopo più di due secoli di assenza, cinque importanti dipinti provenienti dai depositi della Pinacoteca di Brera di Milano. Il progetto, presentato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini sabato scorso alla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini di Roma, vede infatti la Galleria Nazionale delle Marche tra le prime e principali protagoniste dell’iniziativa con l’arrivo e l’esposizione di cinque grandi pale d’altare.
Due di esse sono realizzazioni del grande pittore urbinate Federico Barocci. Nato da una famiglia di origine lombarda (suo avo era lo scultore Ambrogio Barocci, attivo per Federico da Montefeltro), dopo una prima formazione artistica con Battista Franco, si fece conoscere a Roma per la brillante impresa degli affreschi del Casino di Pio IV in Vaticano (1560-1563). Rientrato a Urbino per una malattia che ne compromise per sempre la salute, portò avanti nel tranquillo isolamento del ducato roveresco un inesorabile rinnovamento dell’arte moderna. Il maestro produsse capolavori per chiese marchigiane, per altre città italiane (Arezzo, Genova, Perugia, Roma) e, su commissione del duca Francesco Maria II, eseguì dipinti per importanti corti europee.
La Galleria Nazionale delle Marche, che già vanta uno dei principali nuclei di dipinti del Barocci – tra cui la giovanile Madonna di San Simone (1567 ca.) per la chiesa di San Francesco a Urbino, quella delle Stimmate di San Francesco (1594-95) per i Cappuccini della stessa città e l’incompiuta Assunzione della Vergine, quasi un testamento pittorico che mostra il metodo di lavoro dell’ultima sua maniera – si arricchisce di due nuove opere dell’insigne pittore urbinate.
Una è la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Giovanni Battista e Francesco, databile agli anni Sessanta, proveniente dalla chiesa dei Cappuccini di Fossombrone; l’altra, è l’Ecce Homo dipinto per l’oratorio dei Disciplinati della Croce di Urbino. Questa, trasferita in Francia dopo la soppressione della confraternita urbinate, avvenuta nel 1799, ritorna in Italia, alla Pinacoteca di Brera nel 1811. Nel 1847 viene esposta nella chiesa dell’Assunta a Costa Masnaga, presso Como, per far ritorno nei depositi di Brera nel 1991. L’opera, rimasta incompiuta per la morte del maestro, venne completata nel 1613 dall’allievo e agente di bottega Ventura Mazza.
Altra prestigiosa opera è la Madonna col Bambino, Sant’Agostino, la Maddalena e angeli, opera del toscano Cristoforo Roncalli, dipinta per la chiesa degli Agostiniani di Fermo, da cui fu sottratta nell’agosto 1811 dal Commissario per le Belle Arti Andrea Appiani durante le requisizioni napoleoniche. Già in cattivo stato di conservazione al suo arrivo in Lombardia, viene destinata alla chiesa di Besozzo (Varese) e rientra a Brera soltanto nel 1979, quando fu restaurata: riemersero così sulla tela la firma e la data (1611).
Infine due grandi pale di Simone Cantarini detto il Pesarese requisite il 10 giugno 1811 in pieno periodo napoleonico: la Madonna con il Bambino in gloria e i Santi Barbara e Terenzio, opera giovanile del 1630 realizzata per la chiesa di San Cassiano a Pesaro, e l’Apparizione di Gesù Bambino a Sant’Antonio da Padova, per la chiesa di San Francesco a Cagli, del 1640 circa.
Le cinque grandi tele, che tornano a casa grazie all’iniziativa “100 opere tornano a casa”, saranno collocate nelle sale al secondo piano del Palazzo Ducale di Urbino nella sezione dedicata a Federico Barocci e alla pittura del secondo Cinquecento e del Seicento, in spazi riordinati appositamente e dotati di un nuovo e più efficiente sistema di illuminazione, verranno presentate al pubblico giovedì 16 dicembre alle ore 16.00.