di Giuseppe Manzo
Con i limiti che provengono dal fatto che non sono una donna, vorrei comunque provare a dare un piccolo contributo sull’ 8 marzo e sulle lotte delle donne. Intanto trovo molto sbagliato comunicare che l’8 marzo è una “festa”, perché questo termine trae in inganno e soprattutto non mi pare che ci sia nulla da festeggiare mentre scorrono in tv le immagini delle ultime due donne uccise dai compagni e della ragazza violentata in stazione.
Sarebbe utile alla causa delle donne rifiutare in modo ufficiale la denominazione di festa con tutto quello che si porta dietro, mimose comprese. L’8 marzo dovrebbe invece essere solo un giorno di lotta e d’impegno per far crescere la cultura maschile.
Come uomo mi sento a disagio e sono molto incazzato con tutti gli uomini che offendono, feriscono e ammazzano le donne, perché non riescono più a controllarle. Le donne sono cambiate, sono “più avanti” e non hanno il tempo e la voglia di attendere che gli uomini colmino il loro ritardo culturale.
Attenzione non si tratta della generalità degli uomini, tra i quali non pochi stanno andando avanti sulla strada del rispetto reciproco, grazie alla crescita culturale, che ha interessato una parte dei maschi, e al contatto quotidiano in famiglia, nel lavoro e nella società con donne in gamba che si fanno capire e rispettare.
Ma allora perché le donne non vincono e anzi, nella fascia meno fortunata e più debole della società, crescono le violenze e i femminicidi di mogli e compagne che chiedono solo interrompere la relazione e separarsi?
La politica, sia di sinistra che di destra, non ha saputo affrontare questa piaga sociale in modo efficace, e neanche le donne dei partiti hanno mostrato forza, idee e capacità di coesione, ma si sono fatte dividere dall’appartenenza ai partiti.
Le forze di polizia e la magistratura, fatte ancora da troppi maschi, sono disorientate, dimostrano un grande ritardo culturale e si nascondono dietro la mancanza di normative adeguate, nel continuo e osceno balletto di responsabilità con i politici, mentre i tg mostrano quasi ogni giorno scene di femminicidi o di visi femminili stravolti dalle botte.
Che cosa manca dunque alla lotta delle donne, affinchè questa gravissima situazione si arresti? A mio avviso manca la cosa più importante l’unità’ di tutte le donne, senza distinzioni di partito, di razza, di religione, di livello culturale e di reddito. Poi sarebbe necessario aggiornare la strategia facendo sì che il tema della violenza che, in particolare, interessa le fasce più deboli della società, abbia per qualche periodo la priorità assoluta su tutti gli altri temi, pur importanti, delle rivendicazioni di genere.
In buona sostanza, sarà necessaria un’azione culturale, economica e normativa al contempo per interessare in particolar modo gli uomini che mostrano un ritardo culturale e spesso una difficoltà anche economica ad affrontare la separazione coniugale.
Non credo che l’unità di tutte le donne sia sufficiente, perché sarà necessaria anche una grande determinazione a farsi ascoltare una volta per tutte, una determinazione che dovrà mettere in conto anche la necessità di fermare la società, fino a quando il tema della violenza di genere non sarà affrontato in tutte le forme e in tutti i luoghi e finalmente risolto.
Non possiamo andare avanti così, è necessario un cambiamento profondo e una difesa preventiva e d’ufficio di tutte le donne che vivono situazioni a rischio, donne che vanno subito censite, prima di rischiare di essere ammazzate.