Il topo è nudo. Anzi trasparente. Tutto merito di una tecnica di imaging sviluppata da un team di ricercatori dell’università Ludwig Maximilian di Monaco. Gli esperti la chiamano ‘ultimate DISCO’ e permette di rendere interi animali – come ratti o topi – trasparenti. Nel senso che gli si vede attraverso. E il sistema nervoso così com’è, o interi organi, possono essere osservati in loco, all’interno del corpo. Descritta su ‘Nature Methods’, Ultimate disco è la prima tecnica che ‘schiarisce’ i tessuti e permette una visuale sull’intero animale. Con la possibilità di varie applicazioni biomediche, per lo studio dell’organizzazione dei grandi sistemi organici.
Tradizionalmente, spiegano gli autori dello studio, le tecniche per esaminare la struttura cellulare dei tessuti profondi negli animali richiedono che venga tagliato il tessuto in sottili sezioni. Tuttavia, lo studio delle cellule più complesse e non uniformi, come quelle del sistema nervoso centrale, può essere eseguito meglio con il tessuto intatto. Gli approcci che puntano allo ‘schiarimento’ dei tessuti rispondono a questa esigenza, ma hanno limitazioni sull’imaging di grandi campioni (come ad esempio il corpo di un roditore). Attualmente il metodo che consente il massimo livello di trasparenza tissutale – imaging 3D di organi schiariti con solvente (3DISCO) – riduce notevolmente le dimensioni del campione, ma estingue rapidamente ogni proteina fluorescente espressa nell’animale. Per questo Ali e colleghi si sono messi al lavoro per sviluppare un metodo migliore che superi queste limitazioni. Gli autori hanno scoperto che uDISCO preserva le Proteine fluorescenti per mesi, conservando l’effetto trasparenza di organi e dell’intero organismo e riducendo le dimensioni del campione anche del 65%. Gli scienziati hanno usato uDISCO per esaminare le strutture di roditori adulti nella loro globalità, per la mappatura di connessioni nervose a lunga distanza (più di 7 cm) e sistemi vascolari. E hanno appurato che il metodo non altera l’integrità strutturale del cervello sia in scala macroscopica (cioè al livello delle strutture come corteccia e ippocampo) che microscopica (per esempio, le singole cellule).
Attraverso la creazione di un ‘atlante’ del topo intero e di database, suggeriscono infine gli autori, il metodo può ridurre il numero di animali necessari per una ricerca.