Nell’accogliente “Sabinalbano studio”, Salita Vetriera, 15 – Napoli, Venerdì 24 Marzo 2017, alle ore 19.00, sarà inaugurata la mostra, curata da Sabina Albano e presentata dal sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello, intitolata “Acrilici”, con opere dell’artista Angelo Baccanico.
In questo appuntamento vengono proposte pitture di un’espressività in cui si rincorrono motivi certi di un’inquietudine contemporanea. La mostra “Acrilici” di Angelo Baccanico alla “Sabinalbano studio” di Napoli vuole essere un’azione concreta di promozione al collezionismo.
Ritmi e figurazioni fanno pulsare di valenze gestuali il contesto visivo.
Note, passi di racconto, brevi raggi di memoria trovano eco nelle impronte filigranate e nelle parabole incisive, ripetitive e acute.
Non sono solo appunti di memoria, bensì riflessioni attive e acconce che rideterminano i profili degli scenari esistenti e inseguono quelli futuri dei territori.
Angelo Baccanico con segmenti serrati, veri riquadri vesuviani, ha delimitato anche un ritorno nel suo luogo natale; ha inquadrato un rimpatrio, una ricomparsa sui passi giovanili e, dato che la memoria si regola di frammenti, ha evidenziato in un’efficace e opportuna scena segmenti multipli per riprendere stimoli e temi del territorio natìo.
Angelo Baccanico è spedito, senza mediazioni.
Nella sua pittura si rincorrono ombre in fuga, quasi smaterializzazioni di silhouettes, accennate con tagli rapidi di occhi e di sguardi in un paesaggio, per metà mitico e per metà gioiosamente epico, su cui vola una mano divina a difendere il terreno, il territorio, il bene comune e una sorgente di fuoco attende lontano il suo momento per poter far sentire la sua voce confusa tra vomitanti ruggiti e bagliori accecanti, se mai dovesse un giorno risvegliarsi il vulcano.
Il Vesuvio, che si staglia tra griglie blu, per il momento, raccoglie il respiro di febbricitanti ritmi e di tacite frenesie.
Il “focus” dell’azione pittorica di Angelo Baccanico cerca di estroflettere immagini forti; sono emblematici i dipinti “Riquadri Vesuviani” e “Vesuvio in gabbia” in cui viene esaltata la rete blu sulla montagna blu, da cui fuoriescono frammentate cromie rosse.
Le ombre che sottili animano il campo visivo e i fuochi che occupano spinti chiasmi risultano, essenzialmente, macchie guizzanti e respiri palpitanti, tra incroci simbolisti, contaminazioni immaginative, ibridazioni vincolanti. Insomma, nella pittura di Angelo Baccanico si rincorrono motivi certi di un’inquietudine.
Angelo Baccanico imposta la redazione delle sue opere con variegati impasti cromatici, talvolta accesi, anche per favorire l’assunzione viva della scena e controbilanciare la segnica presenza dei protagonisti che l’animano.
Il suo itinerario pittorico, sostanziato da suggestioni e visioni simboliste, nelle quali si percepiscono accadimenti possibili o prossimi futuri tracciati da figure semioniriche, da ombre danzanti e da presenze variegate, raccoglie e assembla, seguendo palpitanti visioni, un esercizio cadenzato di tocchi e di determinazioni di sostegno; così, l’artista con redazioni pittoriche caricate assume una posizione propria, agganciata, comunque, a solchi di ambiti squisitamente simbolici.
Angelo Baccanico cura l’assoluto divenire con coniugazioni cromatiche convenienti e sagoma e rifila campi leggendari dell’origine per meglio intendere i profili del futuro.
Oggi, studia il malessere con le depressioni dell’esistenza per meglio comprendere virtuali cunei di speranze future.
La pittura di Angelo Baccanico è un’ellisse che rintraccia, in una rotante indagine, quegli sconfinamenti che possono segnare la diversità, sostanza del futuro.
Angelo Baccanico, nella sua ritrovata voglia di pittura, riprende quota; la sua volontà insieme alla voglia di esserci con commenti precisi sul suo territorio vesuviano ci fanno intendere che gli orizzonti cromatici delle sue recenti opere illustrano un colloquio tra arte e natura ed estroflettono rimbalzi dialettici tra vecchio e nuovo.