In foto: filare di vitigno Grechetto della Cantina Sobrano
Nelle campagne di Todi, da sempre vocate alla coltivazione della vite, si erge, su uno sperone che domina la valle circostante, il castello di Sobrano, sede della Cantina Sobrano diretta da Giovanni Palmucci.
Come le radici delle viti affondano nella loro terra, così, i vini prodotti dalla cantina, riflettono la storia del luogo che li produce e ne propongono, in forma tangibile, la lunga tradizione vitivinicola e le peculiarità di un territorio dove l’attività umana ha lasciato il suo segno dalla notte dei tempi.
Testimonianze di epoca romana sono infatti presenti nel luogo che era già presidiato, probabilmente data l’importanza della sua posizione. Sobrano si trova infatti lungo la strada detta “delle Sette Valli”, una via di comunicazione importante che, da Todi, conduceva a Sangemini dove si ricongiungeva alla strada consolare Flaminia.
Le origini del castello di Sobrano risalgono al XIII secolo, sorto a difesa di Todi insieme ad una serie di castelli sorti in luoghi strategici in tutto il territorio del comune. Nel corso del tempo poi, una serie di rimaneggiamenti l’hanno trasformato da struttura difensiva a residenza di campagna.
L’appellativo “Sobrano” ha origini lontanissime, ed è già presente nelle antiche cronache tuderti e dai documenti dove si evince che, nel 1290, Sobrano risulta abitata da 27 famiglie.
Dapprima di proprietà della nobile famiglia tuderte dei Valenti, il castello di Sobrano, fortificato nel 1509 da Mariotto Valenti, passò dal XVII secolo alla famiglia dei Fredi, signori, tra gli altri, anche del castello dell’attuale Civitella del Lago.
Fu proprio sotto i Fredi che Sobrano riacquistò l’aspetto di villa di campagna, sede dell’estesa tenuta agraria della famiglia e delizioso luogo di villeggiatura dove i signori ospitavano gli aristocratici di Todi offrendo feste, giochi, caccie alle palombe.
Estinta la casata dei Fredi, Sobrano fu acquistata nel 1832 dal notaio Domenico Pellegrini e dal nobile Antonio Sensini Orfini che divenne poi unico proprietario dal quale, tra la fine del 1800 e gli inizi del ‘900, il nobile Vincenzo Palmucci acquistò l’intera tenuta di cui è ora erede Giovanni. Proprio il trisnonno Vincenzo avviò l’azienda agricola che nacque fiorente sotto la sua supervisione; alla sua morte il bisnonno Giuseppe continuò l’attività dell’azienda agricola apportando agli edifici del maniero sostanziali cambiamenti: agli inizi del ‘900 gli edifici destinati all’immagazzinaggio delle derrate furono trasformati in una residenza signorile di stile dichiaratamente Liberty, destinata a residenza di campagna data la salubrità e l’amenità dei luoghi. E’ proprio in questa parte del castello di Sobrano che si può soggiornare, attorniati da preziosi cimeli che tanto raccontano della storia della famiglia e della nostra regione. Ora Giovanni ha deciso di seguire le orme del nonno Vincenzo, curando con amore la cantina che tanto racconta del suo prestigioso passato, a partire dalle etichette che ereditano i nomi dagli illustri avi.
A Sobrano sono conservati molti cimeli della poetessa Vittoria Aganoor Pompilj, moglie del prozio di Giovanni, Guido; tra i ricordi molti volumetti con dedica, tra i quali una di Gabriele D’Annunzio alla stimatissima intellettuale. Vittoria morì a 55 anni, il marito Guido, sopraffatto dal dolore, si uccise il giorno stesso.
Nel castello di Sobrano, originariamente, erano presenti due chiese delle quali solo una, quella di San Sebastiano, rifatta nel 1925, è ancora visibile.
Visitare il castello e la Cantina Villa Sobrano, aperta sia alle visite sia per degustazioni, o soggiornare in una delle raffinate stanze dedicate all’ospitalità, offre la possibilità di un viaggio nel passato pieno di meraviglie e suggestioni: come in una ascesa verso la luce si entra nella lunga galleria di 50 metri, dove vengono custodite le antiche botti per l’invecchiamento del vino, per poi accedere alla cantina per salire poi, piano dopo piano, verso le sale e le camere signorili, a disposizione per soggiorni indimenticabili, gelose custodi di antichi cimeli, amabilmente decorate e sontuosamente arredate con mobili d’epoca e biancheria preziosa realizzata a mano.