L’8 Marzo non può essere la Festa della Donna, ma deve essere una occasione di riflessione sullo stato delle cose, dati alla mano, su come, e su quanti fronti, le donne sono ancora penalizzate in tutte le società.
Per ricordare la giornata dell’8 Marzo e per darle il giusto significato, un mazzo di fiori è stato poggiato stamani da una donna, per tutte le donne, sulla panchina rossa che a Castelnuovo di Farfa, come in tutto il paese, ricorda la violenza contro le donne. Non è il Covid che ha trasformato la ricorrenza dell’8 marzo a Castelnuovo di Farfa, in Sabina e un po’ in tutta Italia, ma la consapevolezza che questo giorno debba trasformarsi da festa rituale e allegra con mimose in una giornata di particolare riflessione e lotta delle donne e di tutti gli uomini civili. Perché i femminicidi, le violenze, le ingiustizie, le discriminazioni e le disparità di genere nei confronti delle nostre compagne, mogli, madri, figlie e nipoti non si sono fermate neanche oggi.
Nel dicembre 2020, per effetto anche del Covid, delle 101 mila persone che hanno perso il lavoro 99 mila erano donne. Su 10 persone disoccupate oggi, 7 sono donne. Ma il problema non è solo economico. Il grande ritardo è di natura anche culturale e riguarda gli uomini in particolare. Forse sarebbe ora che gli uomini civili manifestassero con chiarezza la loro posizione, senza ambiguità, mettendo la faccia in questa lotta contro la violenza e contro la disparità di genere, lotta che, nonostante la collaborazione costante di associazioni, di forze dell’ordine e di magistratura, non ha ancora raggiunto risultati tangibili.
Nel mondo la violenza contro le donne interessa 1 donna su 3. In Italia il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner. Secondo l’Istat il 54,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner o ex partner, il 24,8% da parenti, nell’1,5% dei casi da un’altra persona che la vittima conosceva (amici, colleghi, ecc.).
Secondo il Ministero della Salute, le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono state nell’ultimo triennio 16.140, per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza pari a 19.166. Analizzando i dati per fascia di età, il 57% degli accessi è di donne che hanno tra 18 e 44 anni, il 24,4% hanno tra 45 e 64 anni, le minorenni costituiscono il 14,3% del totale e le donne con più di 64 anni sono il 4,3%.
Con il lockdown laddove le famiglie erano a più a stretto contatto e trascorrevano più tempo assieme, come avvenuto durante l’attuale pandemia, aumentava il rischio che le donne e i figli fossero esposti alla violenza, soprattutto se in famiglia vi erano gravi perdite economiche o di lavoro. Man mano che le risorse economiche diventano più scarse, possono aumentare anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner.
Secondo l’Istat le chiamate al numero antiviolenza 1522, nel periodo 1 marzo-16 aprile 2020, sono state 5.031, il 75% in più rispetto al medesimo periodo del 2019. Nel periodo marzo-ottobre 2020, quindi durante la pandemia da Covid-19, il numero delle chiamate sia telefoniche sia via chat è notevolmente cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+71,7%), passando da 13.424 a 23.071. La crescita delle richieste di aiuto tramite chat è triplicata passando da 829 a 3.347 messaggi.
Tra i motivi che inducono a contattare il numero verde raddoppiano le chiamate per la “richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per casi di violenza” che insieme rappresentano il 45,8% delle chiamate (in totale 10.577). Nel periodo considerato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, esse sono cresciute del 107%. Crescono anche le chiamate per avere informazioni sui Centri Anti Violenza (+65,7%).
I numeri dimostrano che la situazione è grave e che occorre un intervento generale di tipo giuridico ed educativo-formativo, che interessi tutto il paese e l’Europa, intervento che non può più essere rimandato. Accanto a questo è indispensabile che gli uomini civili si facciano avanti e scelgano da quale parte stare in famiglia, nel lavoro e nella società.
Giuseppe Manzo