Tre frammenti di affreschi parietali del I sec. d.C. provenienti dalle Ville di Stabia, recuperati grazie all’azione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (Nucleo di Monza), sono stati restituiti al Parco Archeologico di Pompei, martedì 18 maggio 2021 presso il Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia (NA).
Sono intervenuti alla cerimonia ufficiale Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei – Ministero della Cultura, Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Gaetano Cimmino, Sindaco della Città di Castellammare di Stabia, Laura Pedio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, Roberto Riccardi Generale di Brigata, Comandante dei Carabinieri Nucleo TPC.
I frammenti di Stabiae
Gli affreschi, provenienti da pareti decorate di Villa Arianna e Villa San Marco di Stabia erano stati trafugati verosimilmente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso ed esportati illecitamente.
Gli accertamenti, a cura del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, avviati nel luglio del 2020 nell’ambito di una più ampia attività investigativa finalizzata al contrasto del traffico illecito internazionale di beni archeologici, avevano portato al sequestro dei preziosi reperti.
Le conseguenti indagini esperite hanno permesso di verificare che i beni, non presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti – il più grande database di opere d’arte rubate al mondo – erano stati acquistati negli anni Novanta da antiquari statunitensi, elvetici ed inglesi.
Già a partire dalla metà del settecento, su decisione di Carlo III, Re di Napoli, furono avviati gli scavi, tra le altre, delle citate Ville. Gli affreschi più significativi emersi vennero staccati ed opportunamente custoditi, per poi giungere nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli dove oggi si trovano. Le ville furono poi interrate e nuovamente esplorate negli anni ’50 e ’60, su iniziativa di Libero D’orsi, cui è dedicato oggi il Museo.
I beni, la cui autenticità e provenienza è stata appurata grazie alla collaborazione dell’ufficio tutela e dell’ufficio scavi di Stabia del Parco Archeologico di Pompei, su disposizione del Dipartimento VII della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano che ha diretto le indagini, sono stati restituiti allo Stato.