“Nas Maos – Tra le Mani” è lo spettacolo di danza del coreografo Afshin Varjavandi proposto dall’Associazione La MaMa di Spoleto per SpoletOpen
La MaMa è un’associazione unica nel suo genere, ponte vero tra due mondi: è una Residenza che ospita artisti per dare loro la possibilità di lavorare ad un proprio progetto, è formazione in regia per attori e scrittori drammaturghi, sviluppo produzione e diffusione di progetti artistici con tecnologie innovative, ed è soprattutto Centro Studi internazionale, un teatro di tipo Off-Off-Broadway fondato nell’ottobre del 1961 da Ellen Stewart; e poi è anche la collaborazione con il Festival dei Due mondi di Spoleto, con La MaMa SpoletOpening in cui viene presentato un calendario a sé stante, dove viene dato spazio a progetti di giovani emergenti con lo scopo di sostenere e riconoscere il lavoro talentuoso che, non avendo ancora raggiunto la fama, è difficile circuitare.
Il Punto principale però di La MaMa è proprio l’unione tra l’Umbria, l’Italia e New York, ponte vero tra questi due mondi distanti, dove si sviluppano collaborazioni e dove, quando si trovano i giovani talentuosi, si accende questa macchina internazionale che dà l’opportunità di distendere le ali dei Sogni e volare nella vorticosa Grande Mela per cavalcare la scena Newyorkese, come è stato per Afshin Varjavandi, coreografo dello spettacolo di chiusura “NasMaos – Tra le Mani”.
Le sue parole ci descrivono come in scena lui abbia voluto far vivere il quotidiano come punto di trasformazione di fusione con il bello assoluto, ricordo, reminiscenza ancestrale di un passato primordiale in cui la bellezza, come nel paradiso terrestre, viveva in equilibrio fluido attraversando ogni cosa…
Oggi “ Tra Le Mani” abbiamo tante opportunità paradossalmente più difficili da cogliere in questa società che tende a “seppellire” le cose importanti con cose più “urgenti” sfuggendo allo sguardo quotidiano che dovrebbe più spesso soffermarsi, in un vivere quotidiano, a tutto quello che di bello ci circonda sfuggendo alla fretta e alla frenesia che in modo vorticoso ci rapisce, quindi Afshin con questo spettacolo in cui i ballerini ci invitano a mangiare un fiore vuole riportarci proprio là, alla notte dei tempi, con quel fiore simboleggiare il “seme” della bellezza che, ingerendolo, risveglia l’idea del “Paradiso Perduto”.
Sonia Lustrino