Il miracolo dell’Eucarestia di Bolsena, celebrato con la ricorrenza del Corpus Domini, è il fulcro dello splendido Duomo di Orvieto, costruito al fine di custodire la preziosa reliquia del corporale macchiato del sangue di Cristo
Orvieto città papale ma non solo. Nel 1263 papa Urbano IV risiedeva proprio ad Orvieto quando a Bolsena, nella Basilica di Santa Cristina, di pertinenza di fatto del territorio di Orvieto, un sacerdote praghese, durante la celebrazione dell’Eucarestia, fu assalito dai dubbi sulla presenza del corpo di Cristo nell’ostia consacrata: al momento di spezzare il pane consacrato, l’ostia sanguinò macchiando il corporale e l’altare. Il corporale fu portato di corsa a Orvieto per mostrarlo al Papa, costui, di fronte al miracolo noto come il “miracolo di Bolsena”, decise di conservare proprio in questa città il corporale e di erigere, al posto della precedente cattedrale, molto più piccola e semplice, un’architettura sontuosa, una sorta di grande scrigno meraviglioso e prezioso per conservare il reliquiario.
Quindi il cuore del Duomo è la cappella del Corporale, posta di fronte a quella di San Brizio. L’anno seguente, proprio da Orvieto venne promulgata la festività del Corpus Domini, a scrivere le preghiere per questa festa fu un ospite illustre di Orvieto in quegli anni: San Tommaso d’Aquino, che al tempo risiedeva presso i domenicani di Orvieto.
Dal punto di vista razionale, c’è da sottolineare come il miracolo di Bolsena possa aver soddisfatto l’esigenza di dare una risposta forte all’eresia catara che si stava diffondendo in quegli anni, anni nei quali diversi gruppi eretici mettevano in dubbio la presenza di Cristo nell’Ostia.
Ogni anno Orvieto celebra il Corpus Domini con un maestoso corteo che attraversa tutta la città, l’unica occasione in cui è possibile vedere il Corporale del miracolo che viene portato in processione per le strade.
Il Duomo è dedicato alla vergine Maria, quindi tutta la decorazione, anche l’apparato di mosaici che risplendono sulla facciata è, di fatto, una preghiera in mosaico e marmo dedicata a Maria, a parte la scena del battesimo di Cristo.
La maggior parte dei mosaici della facciata è stata oggetto di restauri Ottocenteschi, specialmente quello della cuspide più alta, mentre altri sono rimasti in condizioni molto più vicine all’originale, soprattutto le due cuspidi laterali con la scena del matrimonio di Maria e la presentazione di Maria al Tempio, realizzati su cartone del Pomarancio, in pieno 500. Mentre il bellissimo rosone è opera del fiorentino Andrea Orcagna, genero di Giotto.
In tutte le architetture medievali gotiche del centro Italia, umbre in particolare, il Rosone non riveste solo la funzione di punto luce, ma rappresenta l’allegoria del cosmo e dell’universo così come era concepito nel medioevo: al centro dello splendido rosone della facciata del Duomo c’è un volto (Cristo), intorno al quale si dispone la candida rosa dei beati disposti in cerchio.
Arricchiscono ulteriormente la facciata le statue di santi e profeti, questi ultimi riconoscibili dalle pergamene che recano in mano; sotto il rosone l’agnello sacrificale in bronzo mentre, sopra i pilastri, che recano i bassorilievi che sono di fatto una sorta di Bibbia scolpita in pietra, sono visibili i simboli dei 4 evangelisti, realizzati in bronzo.
L’arte all’epoca aveva una funzione catechetica, comunicativa, mai pensare che la gente dell’epoca era ignorante, analfabeta: in realtà aveva una cultura molto profonda ma a livello simbolico e non di lettere. Le funzioni erano in latino quindi era complicato capirne il significato, l’arte era il ponte che spiegava le verità, anche complesse, della fede.
Il primo pilastro, particolarmente significativo dal punto di vista artistico, riporta le scene della Creazione e si sviluppa dal basso in alto, come una sorta di albero della salvezza, dalla rottura dell’armonia tra Dio e l’uomo con la cacciata dal Paradiso Terrestre e l’episodio di Caino e Abele, all’apice, con l’armonia che verrà ritrovata rappresentata da due scene: una donna che legge e un uomo che suona, fa musica.
Come verrà recuperata quindi l’armonia distrutta dal peccato originale? Attraverso l’arte e la cultura; è questo il messaggio incredibile, protoumanistico che propone il Duomo di Orvieto: l’armonia spezzata viene ricomposta come una sorta di poesia, di musica attraverso l’uomo che sfrutta i suoi talenti nella vita.
Benedetta Tintillini
In foto: particolare degli affreschi della cappella del Corporale, Duomo di Orvieto