Emozione e affetto, stima e gratitudine della città sabato mattina 21 ottobre, alla Sala Vetrata del Comune di Todi, per l’apertura della mostra patrocinata dall’amministrazione comunale ‘Le opere di Sergio’, personale di Sergio Serafini aperta fino al 2 novembre 2023, tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 17,30.
Una sorpresa per i tuderti, la maggior parte dei quali sapeva poco o nulla, fino ad oggi, dei suoi anni di intensa attività pittorica. Anni raccontati nelle opere, presentate non proprio per la prima volta a Todi, ma quasi. “In realtà – rammenta l’artista – ho esposto già a Todi, in varie mostre collettive e insieme agli altri ‘Serafini’, in un’occasione speciale a Piedicolle di Collazzone, (dal 23 al 26 giugno 2016, con un tributo al pittore Ugo Serafini e ai figli Enzo, Gianni e Sergio). Poche altre le personali, una ad Avigliano e, memorabile, quella di Spoleto nel ’78”. E’ un po’ emozionato nel raccontarlo anche Sergio, che, ‘Nemo profeta in patria’, forse non s’aspettava un tale successo per il suo exploit giocando in casa.
E’ figlio d’arte, Sergio: il papà Ugo, scomparso nel 1994, prossimamente omaggiato in una grande retrospettiva che l’associazione Pro Todi tiene in serbo per dicembre (8 dicembre 23 – 6 gennaio 24) ha trasmesso la sua passione ai suoi tre figli, è stato un pittore figurativo, più che mai di paesaggi, elementi della natura, la natura morta e comunque non si è allontanato mai dalla realtà visiva.
Così, dopo i saluti e i ricordi del sindaco Antonino Ruggiano e del suo vice, Claudio Ranchicchio, ha spiegato al folto pubblico presente al vernissage il professor Gianluca Prosperi, raffinato esperto d’arte, oltre che di letteratura, gran comunicatore degli aspetti più ermetici e interiori dell’arte, in particolare quella contemporanea. “Il figlio Enzo – ha raccontato – si è allontanato dalla matrice paterna, elaborando quella modalità espressiva che lui stesso aveva già definito ‘cromo-cosmopittura’. S’è cimentato anche nella poesia, nella scrittura scenica e ha animato anche un premio, ‘La nuova Era’ che si moveva su un doppio versante, quello della poesia e dell’arte figurativa. Però non s’è potuto assistere agli sviluppi, a causa della sua prematura scomparsa, nel 1985, poco più che cinquantenne.” Per quanto riguarda Giannetto, ha poi ricordato Prosperi, anche lui ha ereditato la passione per la pittura, una passione, però, che è rimasta circoscritta in un ambito amatoriale, di diletto del tempo libero, con una propensione sempre figurativa, pur se con tendenze impressionistiche.
Più interessante il percorso creativo di Sergio, che, formatosi all’Accademia e affinatosi lontano dai confronti e dai riflettori, “dipinge in realtà – continua ancora il professore – fin dagli anni Sessanta e gli strumenti del mestiere li ha fra le mani fin da piccolo, ché forse in pochi qui ricordano il negozio di famiglia che trattava colori, vernici, pennelli e così via: si dice in proposito che artisti come Tenneroni abbiano appreso proprio lì l’uso di tecniche e colori, come acrilici e smalti.”
In Sergio, così si firma, e solo a volte, col nome e basta, a sottolineare la sua individualità e la volontà di distinguersi in modo assoluto, c’è, sì, qualcosa di figurativo, almeno negli esordi, ma in modo quasi occasionale, dato che il suo primo dipinto, presente alla mostra, è proprio una veduta e nasce da un’estemporanea a Vasciano negli anni ’60. “Ma in sostanza da subito Sergio si allontana dal genere figurativo, per abbracciare una sorta di cromatismo astratto, con, a volte, una compresenza di figurativo nell’astratto che affiora, però, senza intenzionalità, quasi ad esprimere un riferimento mentale dell’oggetto rappresentato, un riaffiorare dalla memoria, dal sogno, dal subconscio.
“E qui – propone Prosperi – si apre la questione, che non sta a me ora dirimere, se tale affiorare dal subconscio dell’elemento figurativo derivi più da una volontà di non recidere del tutto il rapporto con la realtà, oppure dall’affiorare di un qualche rimosso del suo ‘vissuto’, nel contatto quotidiano con la pittura del padre.”
“In realtà – ci confida poi Sergio – la suggestione della pittura ha sempre accompagnato la mia vita familiare. Ricordo, per esempio, i periodi trascorsi ad Imperia, presso una zia la cui casa era tappezzata degli stupefacenti quadri del padre, il pittore Stefano Ughetto, appunto, artista molto raffinato ed apprezzato in ambito ligure. Ho ancora davanti agli occhi la bellezza di quelle opere, di vario genere, non solo dipinti, che mi trovavo davanti agli occhi tutti i giorni, durante quei particolari indimenticabili soggiorni.”
Varietà ed eclettismo che torna nelle opere di Sergio, che usa tecniche, impasti e materiali diversi, dalle tele ai metalli, ai vetri, persino su stoffe e scarpe, ci confida in separata sede. Tutto parte non da un’idea esterna o da un soggetto determinato, ma dalla prima pennellata, intorno alla quale si scatena tutto. E’ proprio questa la specifica poetica di Sergio, conclude Prosperi, l’impeto di una prima pennellata, intorno alla quale si snodano tracciati pittorici, slegati da ogni altra cosa che non sia il processo compositivo che affiora dalla sua ispirazione.”
“Quella di Sergio – sintetizza Maria Pia Giansanti, che ha curato la presentazione della mostra di Todi – è una personalità sognante che vede la realtà in modo magicamente onirico ed immaginario – con colori smaglianti, precisa, e – visioni di paesi favolosi dove si rintraccia una realtà, ma si preferisce evadere nel sogno.”
L’evento del vernissage è proseguito nel pomeriggio, dalle 18.30, presso il Circolo Tuderte, con una nuova e più ampia prolusone del professor Prosperi, e gli interventi di varie personalità cittadine, fra cui il professor Francesco Tofanetti, presidente del Circolo, il dottor Giovanni Dominici, presidente del Lions Club Todi e la presidente della Pro Todi Maria Giovanna di Tria.
Sergio – E’ un pittore contemporaneo che realizza sulle sue opere un certosino lavoro artigianale. Riflette sulle tecniche, sugli impasti, su cromatismi inediti una paziente ricerca. Tutte le sue produzioni su tela e su vetro sono un’originale contaminazione tra figura e astratto. Con la tecnica del puntinismo, usato per realizzazioni di un astratto simbolico e onirico, crea efficaci mescolanze e vibrazioni di luce. Di particolare interesse il suo modo di suggerire figure con stagno saldato su base di zinco: il metallo risulta graffiante sulla vivacità della scala cromatica. In varie forme l’immagine riemerge dai decori, dai metalli, dagli impasti di colore che si riappropriano involontariamente della loro verità.
Stefano Ughetto – Diplomatosi all’Accademia Ligustica, vi fu premiato nella classe di disegno e plastica di figura nel 1884. Visse a Porto Maurizio quindi, durante gli anni della grande guerra, abitò e lavorò come decoratore a Nizza. Insegnò poi al Liceo artistico di Savona e, per un certo periodo, fu responsabile dell’area archeologica di Ventimiglia. Dipinse frequenti vedute ed angoli caratteristici della riviera e dell’entroterra, ritraendo anche antichi monumenti. Artista versatile si dedicò alla ceramica, alla scultura, al mosaico ed all’affresco.
Maria Vittoria Grotteschi