Al Teatro Morlacchi di Perugia è andato in scena, dall’1 al 5 novembre “La Locandiera “ celebre opera di Carlo Goldoni.
Il cast è d’eccezione, a partire da Mirandolina, incarnata da Sonia Bergamasco, sublime attrice talentuosa e vincitrice del prestigioso Premio UBU 2022 come miglior attrice con lo spettacolo: “Chi ha paura di Virginia Woolf?”; accanto a lei Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo e Valentino Villa, guidati da Latella che definisce l’opera “Una grande operazione civile e culturale; un manifesto teatrale che dà inizio al teatro contemporaneo”.
Mirandolina è una donna nata e cresciuta nella Locanda, un luogo che raccoglie tanti luoghi, che il padre le lascia in eredità, legata alla promessa di matrimonio con il fedele servo Fabrizio. Nella sua locanda due clienti, il Conte d’Albafiorita e il Marchese di Forlipopoli, entrambi innamorati di lei, si contendono le sue attenzioni, usando le armi che hanno a disposizione: i soldi uno e il titolo nobiliare l’altro. La donna, però, riesce, con intelligenza e superiorità, ad arginare i loro corteggiamenti.
Di fronte alla misoginia del Cavaliere di Ripafratta, altro cliente della locanda, che dichiara con forza il suo disprezzo verso le donne, Mirandolina si sente sfidata nel suo potere di seduzione e, in questo caso, decide di mettere in atto un piano per farlo innamorare.
La storia dell’arguta Mirandolina è tanto conosciuta quanto troppo spesso scontata nel ruolo civettuolo femminile che, da sempre, l’ha contraddistinta sui nostri palcoscenici.
E’ qui che Latella rompe la classica rappresentazione del personaggio, in rottura con quanto visto ad oggi, e Sonia Bergamasco calza perfettamente i panni tanto intelligenti quanto scaltri di una Mirandolina che sceglie, guida e vince annientando, con la sua abilità, tutta l’aristocrazia riuscendo, in un sol colpo, a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese, scegliendo il suo servitore.
Nelle note di regia Latella sottolinea: ”… Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: parlo di Massimo Castri”.
Ecco, credo proprio che il regista sia riuscito nel suo intento, creando una Mirandolina fuori dagli schemi ragionata ed intelligente, misurata e acuta e per nulla civetta a tratti malinconica quasi noir…. È stato bello vedere come in questo magico mondo del palcoscenico mai nulla è scontato!
Sonia Lustrino