di Giuseppe Manzo
Nel territorio del comune di Ancona, una bella città marinara del nostro magnifico paese, si trova un borgo che vive soprattutto d’estate, affacciato dalle colline del monte Conero, tra alti pini centenari, sul mare Adriatico, il cui nome è Portonovo.
Lì, vicino ad una delle spiagge, in una pineta, quasi nascosto, ha inizio un viale che sale alla scoperta di un luogo di silenzio e di energia che da mille anni ascolta le preghiere dei visitatori e il suono delle onde del mare e guarda il sole nascere ogni mattina.
E’ l‘abbazia di S. Maria di Portonovo, un luogo magico come quelli che i monaci benedettini sceglievano sapientemente per la costruzione dei loro edifici, sempre in perfetto equilibrio tra natura e architettura.
Un sito splendido, immerso nello scenario unico della riviera del Conero, nel quale vennero edificati, poco dopo l’anno mille dai padri benedettini di Fonte Avellana, un monastero ed una chiesa consacrata alla Madonna, che durante la loro storia furono testimoni della vita di santi ed eremiti, come ricorda Dante nel XXI canto del Paradiso, vv. 120- 123: «In quel loco fu’ io Pier Damiano, e Pietro Peccator fu’ ne la casa di Nostra Donna in sul lito adriano».
Questi versi parlano del soggiorno di San Pier Damiani prima a Fonte Avellana (in quel loco) e poi in una chiesa dedicata a Maria (casa di Nostra Donna), posta sulla riva del mare Adriatico (in sul lito adriano); in questa chiesa Pier Damiani aveva assunto il nome di Pietro peccatore.
Per la sua posizione ben accessibile dal mare e per il suo isolamento, il monastero fu spesso oggetto di incursioni, ma non fu questa la causa del crollo di tale edificio, di cui restano oggi solo alcune pietre, ma furono i terremoti e le numerose frane, che hanno da sempre caratterizzato la fragilità geologica del monte Conero, a determinare la distruzione del cenobio, mai più ricostruito.
Miracolosamente intatta e ben conservata è invece la chiesa di S. Maria, esempio prezioso di architettura romanica, nonostante la storia di Ancona e di questi dintorni sia tristemente costellata di incursioni, assedi, guerre e perfino bombardamenti navali.
La chiesa al suo interno non presenta affreschi, ma la luce che penetra e le numerose colonne tra le navate generano emozioni spaziali e cromatiche che donano al visitatore, concentrato nella ricerca del significato dei tanti simboli misteriosi dell’edificio, un’esperienza sensoriale indimenticabile.
Dietro l’altare, in un punto preciso indicato dalla pavimentazione, le guide suggeriscono di restare in piedi, fermi per un po’, in assoluto silenzio, a percepire l’energia benefica emanata dal sito, a conferma che l’abbazia fu costruita in un luogo che aumenta le nostre percezioni e il nostro benessere, come spesso è avvenuto per la scelta dei luoghi di culto in tutto il mondo.
La nascita dell’abbazia di S. Maria è testimoniata dall’anno 1034 in poi da numerosi documenti che raccontano la storia di S. Gaudenzio, il quale nel 1042 dovette rinunciare all’ufficio vescovile di Ossero, in Croazia, per essersi rifiutato di celebrare nozze tra consanguinei, trovando rifugio tra queste mura fino al 1048, data presumibile della sua morte.
La chiesa raggiunse in quegli anni una notevole importanza, attestata sia dai privilegi ottenuti dal papa Alessandro III nel 1.177, sia dall’imperatore Enrico VI nel 1186. Dopo l’abbandono e il successivo crollo del monastero, trasferito ad Ancona nel 1320, la chiesa restò sola a testimoniare l’architettura esoterica dei benedettini, diventando un luogo di culto frequentato in occasione della festa dell’Assunta.
Da allora e più volte, fino al 2002, la chiesa è stata fortunatamente oggetto di interventi di consolidamento che avevano anche lo scopo di arginare la forza secolare del mare e dei venti.
A questa bellissima abbazia fu molto legato il regista russo Tarkovskij per la presenza sull’altare di un’icona moderna di ispirazione bizantina, dipinta nel 1933 dal pittore russo Maltzeff. Il quadro, che raffigura una tenera immagine della Madonna, fu realizzato per conto della famiglia romana del marchese Fumasoni Biondi, che poi la donò alla chiesa.
Attualmente l’abbazia, non più consacrata, appartiene al Ministero dei Beni Culturali, in consegna alla soprintendenza della regione Marche e magnificamente valorizzata dai volontari assai competenti di Italia Nostra, i quali vi aspettano per raccontarvi altre interessanti storie di fatti avvenuti in questa piccola ma importante chiesa della riviera del Conero, a pochi km da Ancona.