“Abissi di natura”, la prima mostra personale in Umbria di Alberto Montrasio (Monza 1937), apre oggi al Palazzo Ducale di Gubbio.
Si tratta di un percorso retrospettivo concentrato, in particolare, dagli anni Sessanta fino alla produzione degli anni Ottanta, una serie di opere esposte e ordinate da Lorenzo Fiorucci e Luca Pietro Nicoletti, curatori della mostra e del relativo catalogo. In esposizione, oltre alle tante opere dell’artista, sono raccolti contributi di Alberto Crespi e della direttrice del Museo Paola Mercurelli Salari.
Un percorso artistico, quello di Alberto Montrasio, che muove a metà degli anni Cinquanta legandosi ad un tema caro agli artisti lombardi suoi conterranei: il paesaggio. Un paesaggio che, fin dagli esordi, è declinato dall’artista secondo i modi più aggiornati del tempo, in particolare seguendo la grammatica del segno impresso direttamente sulla densa pasta cromatica. Una natura tuttavia, come notava il critico Roberto Sanesi, che non è semplice rappresentazione del paesaggio; questa, infatti, diventa pretesto per indagare quel gorgo sottile di emozioni che affiorano da un’indagine più personale e introspettiva.
Alberto Montrasio fa tutto questo, lasciando – cioè – che emergano suggestioni, turbamenti, passioni.
Le spesse tacche di colore che sporgono dense dalle tele più elaborate ne testimoniano il pathos. Abissi di natura è così, una valida occasione per apprezzare un pittore che, della natura, ha fatto il suo tema centrale, principale tema d’indagine per la propria arte. Al pari di altri artisti lombardi, come ad esempio Ennio Morlotti,
anche Montrasio ricerca nel paesaggio la vera essenza della natura. Significativo il contributo che il critico Francesco Arcangeli, a metà degli anni Cinquanta, ha offerto nei confronti di questo fortunato filone.
Egli ha il merito, infatti, di aver riconnesso ad un contesto informale europeo, la tendenza regionalistica che andava manifestandosi, sempre più prepotentemente, in varie parti d’Italia. Arcangeli trovò infatti proprio nel Nord una delle espressioni più felici di quella che egli chiama “marca settentrionale”.
La mostra è corredata dal Catalogo edito dall’Editoriale Umbra di Foligno.