Il 4 novembre del 1966 l’alluvione di Firenze ha devastato una città d’arte in cui si concentrano alcuni dei beni culturali più preziosi dell’intero pianeta. L’evento scosse la coscienza della comunità nazionale e diede luogo ad un grande coinvolgimento della comunità internazionale. Cinquant’anni dopo s’impone una riflessione sulle diverse questioni che quegli eventi tragici sollevarono. In particolare, è doveroso chiedersi quali interventi siano stati intrapresi per ridurre il rischio che un evento simile possa ancora condurre ad una simile tragedia. E, inoltre, analizzare le ragioni del successo e i problemi sollevati dall’imponente opera di restauro dei beni danneggiati, intrapresa immediatamente dopo l’evento.
Naturalmente, Firenze è solo una delle città d’arte che ha subito l’impatto di un evento alluvionale. E le alluvioni non sono i soli eventi naturali che minacciano la sopravvivenza del patrimonio culturale. La storia antica e recente del nostro Paese ne fornisce drammatica testimonianza: dalla scomparsa di Pompei, sommersa da una colata lavica, ai numerosi monumenti storici danneggiati o distrutti da terremoti, fino al recentissimo evento che ha interessato l’Italia Centrale.
L’Accademia dei Lincei si propone di approfondire queste tematiche, in un’ottica internazionale, insieme a rappresentanti della InterAcademy Partnership (IAP), la rete che raccoglie tutte le maggiori Accademie Scientifiche del pianeta. Si svolgerà, infatti, dall’ 11 al 13 ottobre, a Roma nella sede dell’Accademia dei Lincei (Palazzo Corsini, Via della Lungara, 10) il convegno internazionale: “Florence 1966-2016. Resilience of Art Cities to Natural Catastrophes: The Role of Academies”.
Fra gli interventi di domani è previsto (alle ore 10) quello del professor Antonio Sgamellotti (Accademico dei Lincei e già docente dell’Università di Perugia), coordinatore del comitato organizzatore del convegno. Giovedì 13 ottobre, fra i relatori, alle ore 10.30, ci sarà anche Mario Torelli, Accademico dei Lincei e già docente dell’Università degli Studi di Perugia.
Scopo ultimo del Convegno, che vedrà la partecipazione del Ministro dei Beni Culturali Franceschini, è quello di sollecitare l’attenzione dei governi sulla necessità di intraprendere azioni mirate alla riduzione del rischio che il patrimonio culturale subisca ulteriori ferite per effetto di catastrofi naturali. Nella consapevolezza che la salvaguardia di una risorsa sostanzialmente non rinnovabile come sono i beni culturali, rappresenta un’esigenza prioritaria, per il ruolo profondo che il patrimonio culturale svolge nel determinare l’identità delle comunità umane e per l’impatto enorme che tali catastrofi hanno sulla vita e sull’economia delle città d’arte.
Il Convegno è sponsorizzato anche da Firenze 2016, Consorzio di enti (in particolare l’Università di Firenze, il Comune di Firenze e la Regione Toscana) che, nel corso dell’ultimo triennio, hanno promosso iniziative volte a ricordare l’evento del 1966. Fra queste, va sottolineata l’importante iniziativa di affidare ad un Comitato Scientifico Internazionale una valutazione ‘terza’ degli interventi effettuati per la riduzione del rischio idraulico nella città di Firenze. Il Rapporto conclusivo di tale Comitato verrà ufficialmente presentato nel corso del Convegno.
Il meeting si concluderà con la firma, da parte del Presidente dell’Accademia dei Lincei Prof. Quadrio Curzio e del Presidente della IAP prof. Ter Meulen, di una Carta di Roma sulla Resilienza delle città d’arte alle catastrofi naturali, che enuncia alcuni principi ed esprime alcuni auspici offerti all’attenzione del mondo politico nazionale e internazionale.