di Benedetta Tintillini
Un mare di persone hanno riempito la splendida Sala dei Notari di Perugia lo scorso sabato, quando è stato presentato al pubblico “Africa bianca – Il mio viaggio in Malawi” di Alfonso Della Corte.
Una splendida alchimia, alla quale nessuno si è potuto sottrarre, ha avvolto relatori ed ascoltatori che, sull’onda di una grande emozione, hanno condiviso la gioia e l’orgoglio con i quali, tutti coloro che hanno partecipato al progetto, hanno voluto condividere la propria esperienza con il pubblico presente.
Leonardo Varasano, Michelangelo Bartolo, Gilberto Scalabrini e la sottoscritta, insieme ad Alfonso, hanno cercato di trasmettere il grande bagaglio di impressioni e riflessioni che le parole e le immagini di Alfonso portano con sé ed il segno che hanno lasciato dentro di noi.
I racconti crudi ma pieni di amore fanno il paio con le immagini impietose ma traboccanti di dignità per una condizione estremamente difficile, spietata direi, perché facilmente evitabile, se non fosse per il disinteresse dimostrato dal governo nei confronti delle persone albine che in Malawi continuano, inesorabilmente, a morire. Abbandonati da istituzioni di facciata, alla mercé di credenze primitive, dell’indigenza e di condizioni sanitarie inumane, gli albini del Malawi vivono in una costante angoscia per la loro sorte, ancor più disperata perché il loro grido viene del tutto inascoltato.
Alfonso vuole gridare al loro posto, vuole testimoniare la realtà dei fatti; in un occidente distratto e sempre più egoista intende smuovere le coscienze di chi gli sta intorno, ma non solo: vuole agire. Proprio le pagine di questo libro, oltre a testimoniare la realtà dei fatti, saranno il modo per acquistare, tramite la vendita delle copie, protezioni solari, farmaci ed abiti per proteggere la delicata pelle degli albini dallo sferzante sole africano, nella speranza di rendere la loro vita un po’ meno precaria.
Chi è Alfonso, qualcuno di noi si è chiesto durante l’incontro di sabato: un missionario? Un medico? Un giornalista? Forse un pazzo, come qualcuno ha suggerito, pazzo ed un po’ incosciente per essersi addentrato in terre tanto inospitali a caccia di storie, sguardi, realtà. Forse Alfonso è un po’ di tutto o niente di tutto questo perché, chi agisce in nome di un mestiere, non resta così “impantanato” sentimentalmente: forse Alfonso è soltanto un sognatore che ha messo il suo grande cuore al servizio del “Cuore caldo dell’Africa”.
Zikomo kwambiri Alfonso, grazie mille, per essere quello che sei.
Per acquistare il volume o per informazioni: africabiancamw@gmail.com.