“Dal muro specchietto favella, del Regno chi è la più bella?”
Dal 4 al 12 agosto 2018 ad Amelia, nella Sala dello Zodiaco di Palazzo Petrignani, nell’ambito degli appuntamenti proposti dal Palio dei Colombi 2018, sarà possibile visitare una mostra collettiva di opere in vetro degli artisti amerini: Pierluigi Penzo, Giada Beltrame, Daniela Buzzicotti e Roberta Lumaca.
Pierluigi Penzo, un veneto attratto dall’Umbria, inizia molto giovane a lavorare in questo ambito quando entra nell’atelier milanese di Lindo e Alessandro Grassi, uno dei più importanti laboratori di vetrate artistiche a livello nazionale, imparando le tecniche della vetrata artistica medioevale, la legatura al piombo e la pittura a “Grisaille”.
Oggi Pierluigi Penzo vive ad Amelia dove crea “vetrate d’arte sacra e profana cotte a gran fuco e legate in piombo”.
Gli specchi di Giada Beltrame sono l’espressione artistica che nasce da un percorso di vita, di sperimentazione (coniugata anche al “gioco”) e di ricerca che, transitando attraverso il disegno e la ceramica, trova infine il suo più appagante e naturale… punto di approdo.
“Ho frequentato per curiosità un corso di ceramica organizzato da un’amica – racconta Giada – e mi sono resa conto che l’argilla era un mezzo per dare forma tridimensionale ai miei disegni ed alla mia fantasia. Poi l’incontro con le tenaglie e lo specchio, l’amore per il rumore del vetro spezzato e gli accostamenti cromatici…! Penso che la creatività sia il tramite per esprimere ciò che una persona ha dentro o per filtrare la realtà esterna e i mezzi con cui si esprime siano irrilevanti. L’importante è… creare!”.
Le prime pitture su vetro furono realizzate, quasi sicuramente dai Bizantini, i quali sostituirono nei mosaici il materiale pietroso con il vetro. Ma già nell’Egitto, nel periodo dei Faraoni, e nella Roma imperiale era usanza rivestire le finestre con vetri.
Ma la cultura che diffuse l’arte delle vetrate in Europa fu quella islamica, perchè questo popolo unica l’arte delle vetrate con quella degli stucchi; fu dall’epoca Carolingia che le vetrate da decorative si trasformarono in figurative.
Per quanto riguarda l’Italia, quest’arte si affermò in ritardo rispetto al resto d’Europa, e sopratutto hanno una differenza le vetrate del bel paese rispetto alle altre: sono colorate e meno trasperenti; questo è dovuto al fatto che in Europa questo campo artistico lo esercitava il mastro vetraio, in Italia erano i pittori ad essere incaricati di lavorare alle vetrate.
Giulio Pocecco