L’Anfora di Baratti: il tesoro inestimabile che viene dal mare

anfora di baratti

L’Anfora di Baratti, uno dei più straordinari reperti dell’epoca tardo-antica, probabilmente realizzata ad Antiochia nel IV secolo d.C., è stata rinvenuta in maniera del tutto fortuita nel 1968 al largo della costa di Populonia, nei pressi del Golfo di Baratti. Questo capolavoro di argenteria tardo-romana fu scoperto da un pescatore locale. Il suo ritrovamento rocambolesco, e del tutto inatteso, ha svelato al mondo un’opera d’arte dal valore inestimabile.

Il ritrovamento

L’Anfora di Baratti è stata trovata nel 1968 da un pescatore di nome Gaetano Graniero. Durante una battuta di pesca nelle acque del Golfo di Baratti, vicino a Populonia, Graniero ripescò casualmente questo straordinario reperto che si impigliò all’ancora del suo peschereccio “La bella Michelina”. Il pescatore non intuì neanche lontanamente la portata della scoperta, per lui una vecchia secchia, tanto che la vendette per il prezzo di 10.000 lire ad un avventore del bar dove la portò a far vedere. La moglie, insospettita dalla generosa offerta, impose a Gaetano di riprendersi l’oggetto restituendo i soldi. La coppia si rivolse poi a tutti coloro, più scolarizzati, che avrebbero potuto dar loro consigli su cosa fare con quell’oggetto, fino a pervenire alla decisione di scrivere una lettera, per informare del rinvenimento, nientemeno che al Presidente della Repubblica Saragat, che non rispose. Nel frattempo una soffiata allertò la Guardia di Finanza che trovò, a casa di Graniero, l’anfora detenuta in modo illegale. Chi rinviene beni archeologici è tenuto a comunicarlo tempestivamente agli organi dello Stato per non incorrere in sanzioni penali: fortunatamente la lettera al Presidente della Repubblica testimoniò che la denuncia fu fatta e la buona fede di Gaetano, scagionandolo da ogni imputazione e dandogli il diritto di riscuotere il premio di ricompensa del 25% del valore del bene pari, al tempo, alla somma di 2 milioni di lire. L’anfora si rivelò essere uno degli oggetti più preziosi dell’archeologia tardo-antica.

Il valore artistico

L’Anfora di Baratti colpisce per le sue straordinarie peculiarità artistiche: realizzata in argento puro al 94-96%, è decorata con 132 medaglioni in bassorilievo a simulare dei camei, che narrano miti e scene dionisiache, un vero e proprio tesoro iconografico dell’antichità. Tra le sue raffigurazioni si possono ammirare immagini di divinità, scene mitologiche e figure umane, tutte incise con una maestria che testimonia l’alta qualità della produzione artistica del periodo.

Tra le raffigurazioni più significative troviamo:

  • Divinità pagane: Alcuni medaglioni rappresentano figure mitologiche come Giove, Venere, Marte, Apollo e altri dei del pantheon romano, spesso in pose classiche che evocano la loro iconografia tradizionale;
  • Scene mitologiche: Molti medaglioni illustrano personaggi ed episodi noti della mitologia greca e romana, come leda e il Cigno con i suoi figli Castore e Polluce ed Elena e Clitemnestra, menadi danzanti di un corteo dionisiaco o Amore e Psiche.

Il valore economico

L’Anfora di Baratti è stata assicurata per un valore di 5 milioni di euro. Questa cifra riflette l’inestimabile valore storico, artistico e culturale di questo prezioso reperto tardo-romano, sottolineando l’importanza di preservarlo e proteggerlo adeguatamente.

Il restauro

L’Anfora di Baratti è stata ritrovata in condizioni piuttosto precarie, essendo rimasta immersa nei fondali marini per secoli. Al momento della scoperta, l’anfora era incrostata di sedimenti marini e ossidi, che ne nascondevano quasi completamente i dettagli decorativi. Nonostante ciò, la struttura complessiva dell’anfora era relativamente intatta, ma presentava segni di corrosione e alcune deformazioni dovute alla lunga permanenza sott’acqua. Dopo una prima rimozione delle incrostazioni si è provveduto alla stabilizzazione dei materiali, al ripristino della sua forma e al consolidamento delle strutture per poi passare alla lucidatura dell’argento e al recupero dei dettagli decorativi.

Grazie all’accurato restauro, l’Anfora di Baratti è stata riportata a una condizione che permette di apprezzarne appieno la bellezza e l’importanza storica, garantendone la conservazione per le future generazioni.

Attualmente, l’Anfora di Baratti è esposta al Museo Archeologico del Territorio di Populonia, una sede prestigiosa che consente a studiosi e appassionati di ammirare questo incredibile manufatto, mentre una sua copia è visibile presso il Museo Archeologico di Firenze. La sua esposizione è curata con particolare attenzione, al fine di preservarne l’integrità e di valorizzarne la complessità artistica e storica.

La storia dell’Anfora di Baratti continua ad affascinare e a stupire, in un racconto che unisce l’incanto del passato con la responsabilità del presente.

Benedetta Tintillini

Si ringrazia Associazione Culturale Matavitatau

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