Profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Paolucci, lo storico dell’arte che ha diretto per molti anni i Musei Vaticani.
Antonio Paolucci, lo storico dell’arte fiorentino, ministro per i beni culturali e ambientali dal 1995 al 1996 nel governo Dini, soprintendente per il Polo Museale Fiorentino e direttore dei Musei Vaticani, si è apento all’età di 84 anni.
L’Umbria è legata a doppio filo alla figura di Antonio Paolucci, e non potrebbe essere altrimenti, avendo curato, tra l’altro, in qualità di commissario straordinario per la ricostruzione, le operazioni di restauro della Basilica di San Francesco ad Assisi dopo il tremendo terremoto del 1997.
«Sono profondamente addolorato per la scomparsa del dott. Antonio Paolucci – ha commentato il Custode del Sacro Convento fra Marco Moroni, OFMConv -, uomo e professionista di grande spessore, soprattutto legato alla nostra comunità per il suo ruolo di Commissario straordinario per il restauro della Basilica di San Francesco in Assisi, realizzato in tempi record con le migliori tecnologie disponibili. I numerosi incarichi da lui svolti prima e dopo di questo servizio alla Basilica non hanno fatto che confermare le sue straordinarie competenze e capacità. Nella fede amo immaginare che proprio lui, che ha avuto un ruolo così centrale nella riapertura della Basilica che amo chiamare “la casa di Francesco” – e quindi la casa di tutti, perché Francesco è il fratello universale – viene accolto da san Francesco nelle dimore eterne, dove tutto il bene che abbiamo accolto, vissuto e compiuto trova compimento, rivestito della luce e dell’amore dello Spirito Santo di Dio. Esprimo inoltre, a nome della nostra comunità di frati, anche il cordoglio nei confronti dei familiari e assicuro la nostra preghiera presso le spoglie di questo illustre cittadino di Assisi, che nella sua semplicità e autenticità ci testimonia come il cielo sia già sulla terra, nelle relazioni di amicizia e fedeltà».
Il mio personale ricordo è legato a Montefalco e al restauro della Pala della Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli, conservata ai Vaticani che, per un periodo, è stata riportata nel luogo dove fu concepita e realizzata.
L’estrema cultura, la delicatezza, il garbo, la gentilezza, la competenza e l’inesauribile meraviglia nel suo sguardo trapelavano ad ogni paola di Paolucci che gioiva dell’Umbria e dei suoi panorami, della sua ricchezza naturalistica e della sua atmosfera, con la sua luce “color del miele”.
Dopo Philippe Daverio anche Paolucci quindi ci ha lasciato. Il mondo dell’arte, della storia dell’arte, della critica d’arte non sarà sicuramente più lo stesso con il vuoto lasciato da un personaggio di così alto spessore culturale e umano.
Benedetta Tintillini