Su un vasto pianoro lungo l’antica Flaminia sorge Carsulae, un parco archeologico, un luogo dove ritrovare il contatto con la natura, ed essere liberi di rilassarsi, giocare, imparare.
E’ questa la seconda vita della città di Carsulae. Centro sorto lungo il tracciato della Flaminia come stazione di posta, diventato in un secondo tempo economicamente importante data la sua strategica posizione. Il Municipio romano è arrivato fino a noi senza sovrastrutture di epoche successive, essendo stato abbandonato nel IV secolo D.C. per l’avvento dei barbari. L’unica costruzione più tarda è la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, dell’XI secolo, costruita con i materiali recuperati in loco.
Nonostante le continue spoliazioni subìte (anche proprio a causa dell’abbandono del sito) e gli scavi eseguiti in modo non impeccabile nel dopoguerra dal Ciotti, Carsulae presenta ancora visibile la struttura della parte adibita agli edifici pubblici, il Foro. Riconosciamo il tracciato della Via Flaminia, che costituiva il Cardo della città, ed i solchi dei carri che la attraversavano; i basamenti di due templi gemelli, la Basilica, l’Anfiteatro ed il Teatro, oltre all’arco di San Damiano (arco con tre fornici dei quali solo quello centrale è giunto intatto sino a noi), che costituiva l’ingresso alla città dal lato nord, oltre il quale sono visibili delle tombe monumentali: una a tamburo, una a torre, e poco distante una tomba a cassone dove, all’interno di un sarcofago di piombo, furono rinvenuti i resti di una fanciulla con il suo corredo di gioielli, l’unico ritrovato a Carsulae.
Carsulae era quindi una città piuttosto ricca, dedita al commercio, e aveva delle terme pubbliche che sono in questo momento oggetto di scavo.
Ma perché Carsulae fu abbandonata? Forse per movimenti tellurici o una dolina che pregiudicava la stabilità degli edifici. Si possono notare le pietre del basolato del decumano in posizione verticale anziché orizzontale, e l’andamento stesso del decumano non perpendicolare al cardo, a sostegno della tesi che la zona era afflitta da problemi geologici che probabilmente causarono l’abbandono del sito.
E quanti erano gli abitanti di Carsulae? Moltissimi sono i punti oscuri sulla storia di questo sito, anche a causa degli scavi condotti con metodologie molto lontane dalle attuali. Ora i diari del Ciotti sono oggetto di studio; ci auguriamo che molte incognite possano trovare spiegazione, e molti reperti, arrivati a noi decontestualizzati, una collocazione.
Anche qui, come in tutti i posti che ho visitato, ciò che mi esalta al pari della bellezza dei luoghi, è l’entusiasmo delle persone. Monia mi accompagna a passeggio per il sito illustrandomene con passione le peculiarità e Giorgio mi svela i segreti nel magazzino visitabile, allestito a sua cura, dove è possibile vedere i reperti rinvenuti durante gli scavi: materiali lapidei come capitelli, architravi, ed i famosi cippi carsulani: blocchi di travertino originariamente collocati nel terreno ad indicare la sottostante presenza di una tomba; tipici motivi ornamentali sono: la porta, a simboleggiare il passaggio nell’aldilà e la forma architettonica di un tempio.
Nel magazzino è visibile un’ammonite, curiosa testimonianza di collezionismo nell’epoca dell’antica Roma, vi sono poi una serie di lucerne, di oggetti di terracotta fine da mensa, sigillata, di colore rosso brillante.
Carsulae è viva, grazie agli innumerevoli eventi organizzati, al “Buecherbaum”, l’albero dei libri, posto all’ingresso del sito, dove chiunque può prendere e portare libri, ai fruitori locali che hanno sempre vissuto questo luogo, e grazie alle persone che si impegnano affinché rimanga tale.
Respirare i profumi della campagna, godere del paesaggio, approfittare delle sdraio disseminate nel sito per leggere un libro, ascoltare il silenzio, respirarne la pace, incrociare pecore al pascolo, vivere la storia, la natura, l’arte. Questa è Carsulae.
di Benedetta Tintillini