Dall’Italia agli Stati Uniti e viceversa, questi, in estrema sintesi, i luoghi determinanti nella formazione dei due artisti Arnaldo Pomodoro e Beverly Pepper che in Umbria si incontrano, dell’Umbria si innamorano e che in Umbria lasciano importantissime testimonianze della loro arte.
Dopo aver inaugurato il Beverly Pepper Park, grazie al lascito della grande artista americana che aveva eletto Todi come suo luogo del cuore, ora la città umbra può vantare al pari delle grandi capitali mondiali, grazie al lavoro delle rispettive Fondazioni, ben due opere monumentali di Arnaldo Pomodoro all’interno del suo tessuto urbano medievale: le quattro Stele in bronzo collocate al centro di Piazza del Popolo, legate da un filo comune con le quattro Todi Columns di Beverly Pepper, già installate nella stessa piazza ed ora poste alla sommità del parco a lei dedicato, e i cinque Scettri in alluminio posti nei giardini Oberdan, scettri che ruotano su sé stessi in un continuo scambio con l’ambiente circostante con il quale instaurano sempre nuovi equilibri e prospettive.
Viene da lontano il legame tra Arnaldo Pomodoro a Beverly Pepper: dal 1962 quando, entrambi, lui orafo e lei pittrice, furono chiamati da Carandente a Spoleto in occasione di “Sculture nella città”, insieme ad artisti del calibro di Calder, Manzù, Smith, Fontana.
Da qui l’amore per l’Umbria dove, nel tempo, si è venuto a creare un vero e proprio percorso regionale, segnato dai luoghi dove i due artisti hanno collocato le loro opere: di Beverly Pepper ricordiamo tra gli altri, ovviamente oltre al Beverly Pepper Park di Todi, “Triple Twist“, una delle ultime opere, forse l’ultima, inaugurate alla presenza dell’artista, situata a Torgiano presso le Cantine Lungarotti, e “Il dono di Icaro” a Spoleto, rimasta a ricordo della mostra del 1962; mentre di Arnaldo Pomodoro sono cinque le opere monumentali disseminate in Umbria, una su tutte il “Carapace” (del quale alcuni particolari sono rintracciabili in una delle Stele di Todi), la cantina a Bevagna dei fratelli Lunelli, considerata una vera e propria “scultura da vivere”.
Le quattro Stele poste al centro della piazza principale della città presentano una parte lucida (abbiamo già accennato al fatto che Pomodoro originariamente era un orafo), donando all’opera un senso di trompe l’oeil, allargandone la dimensione e donando un senso di respiro che fortemente stride con i tagli e le incisioni apportate sul metallo, scomponendone le forme e ricomponendo poi l’opera che, essendo double face, si arricchisce degli spondi del Duomo da un lato e del Palazzo dei Priori dall’altro.
I cinque scettri, realizzati in alluminio, totalmente differenti dalle Stele, richiamano nelle forme l’immagine dell’opera di Pomodoro riprodotta sul Manifesto del Todi Festival 2021, con forme appuntite e lanciate verso un punto nello spazio. “L’artista – spiega Francesca Valente, curatrice della mostra – ha il dono della preveggenza, della divinazione, ha la possibilità di interpretare il futuro e di “raccontarlo” attraverso la sua arte, il suo talento ed il suo codice espressivo”. Ruotando su sé stessi gli Scettri continuano a dialogare con chi li osserva e con l’ambiente che li accoglie, cambiando le prospettive, i punti di fuga e, forse, chissà, anche il futuro.
Benedetta Tintillini