E’ possibile che alcuni quadri del Caravaggio considerati originali siano in realtà copie di altri artisti a lui contemporanei o immediatamente successivi. Servirebbero, pertanto, nuovi accertamenti scientifici per stabilire la loro autenticità. Lo afferma il ricercatore Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, sulla scorta di una lettera privata di Giulio Mancini, medico, amico ed estimatore del Caravaggio, in cui sosteneva, un anno dopo la sua morte, che una copia del San Giovanni appariva migliore e indistinguibile rispetto all’originale. Per questo motivo Vinceti lancia una vera e propria sfida agli storici dell’arte “per distinguere gli originali dalle perfette riproduzioni d’epoca” sulla base di nuove indagini. Il ricercatore parte dalla riconsiderazione di un documento pressoché trascurato, recentemente inserito nel volume “Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti, fonti e inventari 1513-1875”, a cura di Stefania Macioce e pubblicato nel 2010 da Ugo Bozzi Editore. Qui è citata la lettera di Giulio Mancini datata 24 dicembre 1611 e inviata al fratello Deifebo, residente a Siena.
Nella missiva, Mancini critica il fratello per aver commissionato a tal pittore Vanni una copia del San Giovanni di Caravaggio in suo possesso, affermando: “l’ha copiata benissimo, tale che la vostra val molto meno (l’originale) e di questa cosa voi ne siete liberale…”
Silvano Vinceti, responsabile della ricerca sui resti mortali del Caravaggio, definisce il documento “eloquente”. “Se il Mancini che conosceva perfettamente lo stile e le opere del Caravaggio scrive queste cose, la cui conseguenza ovvia ed evidente è la impossibilità di distinguere l’originale dalla copia, mi chiedo – sostiene Vinceti – da dove arrivi la certezza cristallina con cui molti storici dell’arte, esperti di Caravaggio, possano asserire, senza ombra di dubbio, che si tratti di un originale o di una copia”.
“Solo con nuovi metodi di accertamento basati su una serie ricerca storico-documentaria, sulla datazione del carbonio 14, con esami ai raggi ultravioletti, ai raggi x e agli infrarossi, con esami dei componenti dei colori e altre analisi – conclude Vinceti – si può mettere lo storico dell’arte nella condizione migliore per dare una valutazione sull’autenticità “.
Credits: foto daguercinoacaravaggio.it