Astronomi e giardinieri robot wireless: è guerra di onde

telescopio

Preoccupa il progetto di un sistema wireless per tosaerba robotici

 

Non c’è solo l’inquinamento luminoso, ad accecare i telescopi e preoccupare gli astronomi. Assai meno noto, ma forse ancora più subdolo, è l’inquinamento elettromagnetico dovuto a onde ben più lunghe di quelle visibili: onde radio e microonde di cui sono dotati gli apparati wireless. Nemmeno un mese fa per i problemi riscontrati dal radiotelescopio australiano di Parkes (lo stesso utilizzato da Marta Burgay per scoprire la prima doppia pulsar), veniva inchiodato come colpevole un cuoco e il suo forno a microonde. Ora la minaccia, come segnala Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica, arriva dai “giardinieri”. Per la precisione, da un sistema per tagliaerba robotizzati, simili in tutto e per tutto ai robot aspirapolvere che da qualche anno si aggirano in autonomia sui pavimenti delle nostre abitazioni.

Un progetto che è stato presentato per approvazione alla FCC (la Federal Communication Commission, ovvero la commissione per le telecomunicazioni degli Stati Uniti) dalla iRobot Corporation – la stessa che produce il celebre robot-aspirapolvere Roomba – a fine gennaio. Tempo poche settimane, ed ecco che alla stessa FCC è giunto un appello formale da parte del NRAO, il National Radio Astronomy Observatory americano, affinché garantisca che il progetto proposto dalla iRobot non vada a interferire con i radiotelescopi e rispetti i limiti della cosiddetta National Radio Quiet Zone, una zona appunto di “silenzio radio”.

Ma cos’hanno di così minaccioso, agli occhi (o meglio, alle antenne) dei radioastronomi, i tagliaerba ideati dalla iRobot? A preoccuparli, in realtà, non sono i robot, ma il sistema proposto per delimitarne il campo d’azione. Per garantire che il futuro giardiniere elettronico non vada a tosare l’erba del vicino, i progettisti hanno ipotizzato una sorta di “recinto virtuale”, delimitato da piccoli radiofari mobili da piantare ai confini della proprietà quando il robot è in azione. Radiofari che lavorerebbero, qui sta il problema, fra i 5.9 e i 7.2 GHz.

Una finestra di frequenze protetta: in quell’intervallo si trova la firma spettroscopica del metanolo, molecola abbondante nelle regioni ad alto tasso di formazione stellare e dunque marker di cruciale importanza per tracciare l`evoluzione delle galassie.

I tecnici del NRAO hanno fatto qualche conto, arrivando a concludere che per rispettare la zona di sicurezza i “radiofari” della iRobot dovrebbero mantenersi ad almeno 89 km dai radiotelescopi: un`area enorme.

Dal canto suo, contattata da Media Inaf, la iRobot precisa d’aver “preso in esame le obiezioni sollevate dal NRAO, e di ritenere che la possibilità che il tagliaerba robotico possa avere un impatto sulle misure radioastronomiche sia infinitesimale”.

Non è la prima volta che va in scena questa “guerra delle onde”: “Si tratta di una tipica controversia che sempre più spesso emerge tra la comunità radioastronomica e il proliferare di nuovi gadget elettronici sempre più alla portata di tutti”, spiega Pietro Bolli, ricercatore all’Osservatorio astrofisico di Arcetri dell`Inaf e delegato nazionale del Craf (il comitato europeo per le frequenze radioastronomiche). I radiotelescopi infatti osservano le sorgenti astronomiche nella banda radio, ovvero da decine di MHz fino a centinaia di GHz, quindi proprio nella banda in cui nuovi dispositivi, di cui questo tagliaerbe robotico è un esempio, fanno l`ingresso nel mercato della grande distribuzione.

 

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