L’avifauna predilige ancora l’Umbria. La regione Umbria registra un aumento delle specie nidificanti e di quelle svernanti. A svelarlo è il “Secondo Atlante ornitologico dell’Umbria – Distribuzione regionale degli uccelli nidificanti e svernanti 2012-2017”, illustrato nei giorni scorsi presso l’Oasi naturalistica La Valle di San Savino al Trasimeno.
Del resto La Valle, insieme ad Alviano, Colfiorito, il Monte Cucco e altre località della dorsale appenninica, risulta essere tra le aree più ricche dal punto di vista ornitologico.
Il volume, curato da Francesco Velatta, Mauro Magrini e Giuseppina Lombardi, è l’aggiornamento del primo Atlante Ornitologico regionale che risale al 1997 e che raccoglieva i dati di presenza e distribuzione dal 1988 al 1993.
L’Umbria fu allora tra le prime regioni a dotarsi di un atlante avifaunistico. Ed oggi con questa seconda pubblicazione risulta essere tra le poche regioni italiane che hanno aggiornato il proprio atlante ornitologico (insieme a Piemonte, Lazio e Sicilia).
“Disporre di strumenti conoscitivi aggiornati – hanno dichiarato Lombardi e Velatta – è di fondamentale importanza ai fini di una corretta pianificazione e di una realistica valutazione delle ricadute che progetti, piani e programmi possono avere sulla biodiversità. Questo è il motivo per il quale la Regione, ad oltre venti anni di distanza, si è impegnata nella realizzazione del Secondo Atlante Ornitologico dell’Umbria”.
Nel volume viene presentata la distribuzione aggiornata delle varie specie di uccelli nel territorio regionale, sia nel periodo riproduttivo che nel periodo invernale, utilizzando una griglia di riferimento di dieci chilometri di lato che divide l’Umbria in 102 unità di rilevamento discrete (celle UTM) contro le 98 del precedente Atlante (tavolette IGM). Il periodo coperto dall’Atlante va dal 2012 al 2017 per sei stagioni riproduttive (dalla 2012 alla 2016, mesi di aprile-maggio-giugno) e sei stagioni invernali (dalla 2012-2013 alla 2016-2017, mesi di dicembre e gennaio).
Rispetto al precedente atlante, secondo quanto spiegato da Velatta, “è aumentato il numero complessivo di specie nidificanti e di specie svernanti e la distribuzione di molte specie risulta più ampia che in passato; di conseguenza è aumentata anche la ricchezza di specie a scala di unità di rilevamento (cella o tavoletta)”.