“È un’opera straordinaria, un lavoro fatto accuratamente, un atto d’amore verso il ciclismo e verso un grande campione che è patrimonio della nostra nazione”. Così Alessio Stefano Berti, storico del ciclismo, ha definito “Bartali l’ultimo Eroico”, libro di Giancarlo Brocci, ideatore della cicloturistica d’epoca Eroica, durante la presentazione del volume lo scorso 7 settembre, a Perugia, alla sala dei Notari di palazzo dei Priori. All’incontro, oltre che l’autore di Bartali l’ultimo eroico, hanno partecipato il cardinale Gualtiero Bassetti, Clara Pastorelli e Veronica Cavallucci, assessori allo sport rispettivamente del Comune di Perugia e di Assisi, e Cesare Galletti, presidente dell’associazione ‘Francesco nei sentieri’ che ha promosso l’evento con il patrocinio del Comune di Perugia e che organizza l’omonima cicloturistica d’epoca.
“Bartali, ha raccontato Brocci, è stato, dal mio punto di vista, l’interprete migliore in assoluto, nato per il Tour. Nel libro dico anche come quel tipo di interpretazione del ciclismo sia finita con lui. Con Bartali è scomparso quel tipo di ciclismo che faceva riferimento all’enorme fatica, alla durezza, alla severità, alle lunghissime distanze, alla sete, al caldo, alla fame, tutto quello che richiedeva una corsa così com’era concepito il Tour de France. Da lì, con Coppi è cominciato un altro ciclismo, sempre bellissimo ma diverso”.
“Gino Bartali, ha aggiunto Berti, è stato un grande atleta ma soprattutto un grande uomo con le sue imprese anche dal punto di vista sociale e umano, sono ormai risapute le straordinarie gesta che ha compiuto in difesa degli ebrei al tempo del nazifascismo. Sono state scritte molte opere su questo personaggio, ma questa di Giancarlo Brocci è veramente particolare riguarda l’uomo e il grande l’atleta, l’uomo di ferro nato per il Tour, come recita il sottotitolo del libro. Dopo di lui il ciclismo è cambiato, è stato un bel ciclismo però improntato sul personaggio, sono subentrati i preparatori atletici e i massaggiatori. Bartali faceva fatica, non era un campione costruito, vinceva con le sue gambe, con il suo coraggio, con la sua arroganza anche e la sua semplicità”.
“Con Eroica ma anche con Bartali, ha aggiunto Brocci, ci piace ripercorrere il ciclismo di allora ma anche provare a riproporlo perché sappiamo che ha scritto pagine formidabili di storia, ha colpito il cuore delle generazioni dei nostri nonni e oggi sta diffondendosi e interessando un mare di giovani. Quei valori non sono andati persi, restano e sono straordinariamente educativi. Bartali è stato un esempio di dirittura morale, di impegno civile, di sport inteso nella sua essenza profonda. Insieme a Coppi, perché il mito è assolutamente inscindibile, Bartali è stato tra quelli che ha risollevato le sorti dell’Italia dopo una guerra che aveva reso davvero l’onore del nostro Paese in giro per il mondo ai livelli minimi, io sostengo che per questo meriterebbero il titolo di Padri della Repubblica”. Il libro, oltre 200 pagine corredate da un’importante sezione fotografica, parte narrando per aneddoti le durezze del Tour de France attraverso una serie di episodi.
“Il Tour, ha proseguito Brocci, è stato fondamentalmente una grande Chanson de geste, un romanzo popolare che cambiava trama praticamente ogni giorno, dentro c’era anche quello spirito di inizio secolo della scoperta. La bicicletta era il mezzo che apriva al mondo e soprattutto permetteva alle classi popolari di cominciare a scoprire qualcosa al di fuori dei propri territori”. Per l’assessore Pastorelli si è trattato di “un incontro armonico su quello che è il ciclismo di oggi e quello che è stato il ciclismo leggendario rappresentato da Bartali. Un uomo straordinario, con le sue imprese sportive che tutti conosciamo, la mitica rivalità con Coppi, i grandi successi con il Giro d’Italia e il Tour de France, ma anche un uomo di coraggio, valore, umiltà, e senso civico, quindi un esempio per il mondo ciclistico anche odierno, molto proiettato, purtroppo, solo al professionismo. Queste sono occasioni importanti, sportive ma anche di riappropriazione di certi valori”. Durante l’evento Luciano Cascioli, ciclista storico di Civitavecchia e membro della banda dell’Esercito, ha eseguito l’Inno di Mameli insieme a Marina Castagnari.