Un alto pianoro vicino Collemancio, nei pressi della più famosa Bevagna (anche se il sito, amministrativamente, è sotto il comune di Cannara), più di 500 mt sul livello del mare, da cui si gode una vista mozzafiato su tutta la valle del Tevere e da dove l’antico Municipio di Urvinum Hortense dominava gli altri centri abitati della zona, tutti posti ad altitudini minori: Assisi, Spello, Trevi, per citarne alcuni.
Lo sguardo è rapito dal panorama e resta incantato da tale felice ubicazione. Sotto i nostri occhi, in un solo sguardo, tutte le maggiori testimonianze della storia della nostra terra, dalle sue origini preromane fino ai nostri giorni.
Durante una breve passeggiata su questa altura sono visibili i resti archeologici del centro abitato di Urvinum. Le campagne di scavo sono tutt’ora in corso, e quelle fino ad ora svolte hanno portato alla luce i resti di un tempio etrusco-italico, di cui è visibile il basamento, ed i cui materiali di recupero furono utilizzati per la costruzione della pieve di Santa Maria d’Urbino, orami distrutta anch’essa, di cui sono visibili i resti nelle vicinanze del tempio.
Il ritrovamento di una grande strada lastricata a mattoncini a spina di pesce ha permesso di individuare un antico asse viario dove si affacciavano le tabernae.
E’ stata ritrovata inoltre una grande cisterna, ancora in corso di scavo, articolata in più vani e rivestita interamente di laterizi impermeabilizzati con una sottile pellicola di cocciopesto.
Un condotto in cunicolo sul lato nord della cisterna che faceva defluire le acque, probabilmente alimentava il complesso termale con mosaico a scene nilotiche riportato alla luce nel 1930, ora conservato nel Museo di Cannara, dove sono conservati anche reperti monetari che testimoniano il periodo di frequentazione dell’insediamento.
Una piccola deviazione dai consueti itinerari umbri, fra le vigne del Sagrantino e del Rosso di Montefalco, fra natura e storia, alla riscoperta delle nostre origini e della nostra eredità.
di Benedetta Tintillini
Foto: Alessandro Sbugia
Si ringrazia: Matavitatau Ass. Culturale www.matavitatau.it