Si è parlato di biodiversità alimentari e di eccellenze alla tavola rotonda organizzata da Molino sul Clitunno S.p.A. a Trevi, nella cinquecentesca Villa Fabri lo scorso 19 settembre.
Le potenzialità dell’Umbria sono, da questo punto di vista, molto alte, grazie al suo incomparabile territorio ed al bagaglio di saperi in ambito agricolo e della lavorazione delle materie prime frutto della lavorazione della terra e dell’allevamento del bestiame.
Il Sindaco di Trevi Bernardino Sperandio, che ha aperto i lavori, ha voluto sottolineare l’importanza del luogo, Villa Fabri, dove ha sede la Fondazione omonima che studia le biodiversità dell’Umbria, e soffermare l’attenzione sulla produzione dell’olio e.v.o. Trevi infatti si trova al centro della cosiddetta “fascia olivata” che da Assisi arriva a Spoleto e che, oltre ad essere luogo di produzione di un olio di eccellenza, rappresenta anche un bene paesaggistico da proteggere. L’Umbria conta ben 353 cultivar di olivo diverse, e la fascia olivata si estende ininterrottamente per ben 75 chilometri ad una altitudine che va dai 250 agli 800 metri sul livello del mare, fa parte dei sei paesaggi rurali storici d’Italia riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura ed è considerato paesaggio alimentare dalla FAO, ovvero un luogo dove le antiche tradizioni sono riuscite a sopravvivere grazie all’implementazione con le nuove tecnologie, per poter offrire un prodotto che si distingua per la sua eccellenza.
In questo quadro si inserisce l’azione della Molino sul Tevere S.p.A., come ha riferito l’AD Pierluigi Marani, con “Oro Puro”, un progetto di filiera con standard qualitativi molto elevati che fornisce al cliente il prodotto ma anche la consapevolezza alimentare, quella che, molto probabilmente, manca a molti consumatori che non si pongono il problema dei problemi: quello del rapporto qualità-prezzo.
“Siamo il miglior paese al mondo dal punto di vista agroalimentare – ha aggiunto Lucio Tabarrini, presidente Associazione Macellai Umbri – ma bisogna restituire il giusto valore a ciò che si mangia, ancor più ora nel dopo covid. Il territorio, la serietà dei produttori, la qualità del prodotto in norcineria sono requisiti essenziali, ma il risultato è determinato da un altro fattore essenziale ed imprescindibile: il tempo. E’ quindi necessario lavorare per creare nuovi consumatori, più consapevoli, attraverso l’educazione alimentare”.
Educazione alimentare che può, e deve, essere fatta anche seduti al ristorante, come ha affermato Paolo Trippini che, nel suo ristorante di Civitella del Lago, coccola i suoi clienti raccontando i piatti e la provenienza delle materie prime che li compongono.
“Lo sforzo costante è riuscire a far sopravvivere i piccoli e medi produttori – ha aggiunto Luca Grasselli, vice presidente Coldiretti – e portarli in contatto con il consumatore finale come succede, ad esempio, con gli eventi organizzati da Campagna Amica”.
Molti sono i punti deboli emersi dalla tavola rotonda, dal prezzo al banco alla mancanza di indicazioni, in etichetta, della provenienza della materia prima, questo quanto sottolineato da Claudio Spallaccia, dell’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi: nel mondo caseario è essenziale conoscere la provenienza del latte utilizzato per la produzione di formaggi e latticini, è necessario salvaguardare i produttori locali ed evitare importazioni da Paesi esteri dove le normative a garanzia del consumatore non sono assolutamente comparabili con quelle italiane. In questo ambito è emerso anche il problema della normativa europea incipiente che, se approvata, sicuramente non andrebbe a vantaggio dei produttori italiani e metterebbe in pericolo le nostre tante eccellenze.
Altra eccellenza dell’Umbria è senz’altro il vino, rappresentato da Laura La Ficara del Movimento Turismo Vino: “L’Italia ha la maggiore bio diversità in ambito enologico – afferma La Ficara – con circa 500 vitigni autoctoni. La produzione del vino è legata ora anche all’enoturismo, un altro motivo per preservare il territorio e la sua biodiversità, che caratterizza ogni vino donando i profumi ed i sapori propri della terra dove sono coltivate le uve”.
Fondamentale è il racconto unito alla degustazione, è per questo che, racconta Maria Elena Curzio Presidente Associazione Nazionale Cuoche a Domicilio, noi non forniamo una mera esperienza conviviale, ma offriamo la possibilità di conoscere il produttore attraverso il nostro racconto ed il suo prodotto.
Curare il territorio significa anche prendersi cura di chi lo abita, soprattutto dei meno fortunati; a questo proposito Stefano Malfatti dell’Istituto Serafico di Assisi ha illustrato una iniziativa meritoria della quale si sono rese partecipi molte realtà economiche nazionali ed internazionali, fra le quali, tra i primi, ha aderito proprio la Molino sul Clitunno che sostiene fattivamente la meritoria struttura che si occupa di ragazzi con disabilità gravi.
L’evento ha offerto anche la possibilità di degustare, in un percorso ideale attraverso la nostra regione, salumi, formaggi, vini, birra artigianale accompagnati dai prodotti da forno realizzati con le farine di Molino sul Clitunno. Ospite d’onore lo chef Fabrizio Sepe, conosciuto al grande pubblico grazie alla sua partecipazione a trasmissioni televisive quali “La prova del Cuoco” su RaiUno: “La mia cucina è legata essenzialmente alla tradizione del territorio al quale appartengo – racconta Sepe -, propongo piatti della cucina romana rivisitati ma non stravolti, personalizzati quel tanto che basta per renderli contemporanei. Sostengo i prodotti di qualità che conferiscono ai miei piatti la qualità delle materie prime, essenziali per un risultato eccellente e, anche se sono romano, non possono mancare le eccellenze umbre nella mia Bottega delle tre Zucche”.
Benedetta Tintillini