E’ andato in scena al teatro Cucinelli di Solomeo, lo scorso martedì 21 Marzo, “Brevi Interviste con Uomini Schifosi”, pièce teatrale tratta dal celebre testo di David Foster Wallace, uno degli scrittori più amati oltreoceano.
Il drammaturgo e regista Daniel Veronese, maestro del teatro argentino, porta in scena un testo cinico e feroce, magistralmente interpretato da Paolo Mazzarelli e Lino Musella; già dal titolo si intravede la brutalità di un testo senza tempo: “Brevi interviste con uomini schifosi”, come solo David Foster Wallace poteva scrivere, scrittore tormentato che, con un’ironia crudele e a volte spietata, dà vita a racconti che mettono in luce perversioni e meschinità, con uno sguardo fermo nel tempo.
Sul palco in bianco e nero i due attori si intrecciano nell’arte del raccontarsi, si intrecciano nella narrativa dell’uomo e della donna, narrando al pubblico storie drammatiche, grottesche e dolorose, che mettono in evidenza meschinità e cinismo, violenze e fallimenti umani.
Piccoli uomini deboli e strafottenti, incapaci alla relazione, che conservano lo stato animale primitivo nella relazione con l’atro sesso.
Un puzzle di vite e voci, ritratti quotidiani sempre sul filo sottile del precipizio umano, sull’orlo della tragedia… dall’uomo storpio che sfrutta il suo handicap per conquistare con la pietas, all’uomo che insulta e denigra la moglie che ha deciso di lasciarlo.
Relazioni tossiche in un crescendo deforme di quadri umani di ieri e di oggi, mostri che si insinuano nel quotidiano, Veronese con la sua drammaturgia compone questi dialoghi tra un uomo ed una donna mettendo sul palco due uomini, Musella e Mazzarelli con straordinaria capacità vivono i ruoli con abilità diabolica.
Fragilità, gelosie, il desiderio di possesso, la violenza, il cinismo sentimenti ed emozioni insite nei rapporti affettivi… lo spettacolo è tanto crudo quanto comico e, per quanto Wallace abbia scritto questi racconti alla fine del secolo scorso, ci si ritrova al presente considerando l’osservazione di ieri che scivola sull’oggi; l’augurio e la sagacia sono tutti nell’ultima parola: “mamma”… la prima donna che si ama e la prima donna che ti guida, donna che ti dona vita e che ti apre le porte del mondo. L’uomo dovrebbe porre il suo pensiero proprio partendo da qui, da questa parola, da questa figura e allora si, forse, si può ingranare il cambiamento culturale all’educazione e al rispetto, cercando di superare culture patriarcali che ci fanno restare immobili come fossimo imbrigliati in una rete senza futuro.
Sonia Lustrino