Si è concluso il lungo processo tecnico-scientifico svolto dalla Commissione europea, che ha portato alla definizione dei periodi di migrazione pre riproduttiva degli uccelli, essenziali per la loro piena tutela e dunque per la stesura dei calendari venatori in merito alle date di chiusura della caccia.
Lo annuncia la Lipu-BirdLife Italia il giorno stesso in cui si chiude la stagione venatoria 2021/22, segnata dalle vittorie ambientaliste di numerosi ricorsi e da persistenti atti di bracconaggio.
Il nuovo Documento scientifico europeo conferma le date di migrazione italiane, a lungo contestate dal mondo venatorio, e anzi in vari casi le rafforza sotto il profilo della protezione degli uccelli, come ad esempio per il tordo bottaccio e l’alzavola, il cui inizio della migrazione è anticipato di 10 giorni. Il risultato complessivo del lavoro della Commissione europea prevede dunque che, a partire dalla prossima prossima stagione venatoria, la caccia dovrà essere chiusa entro il 31 dicembre per tutte le specie di tordi ed entro il 10 gennaio per tutte le specie di uccelli acquatici, anche considerando il rischio di confusione tra specie non cacciabili e specie cacciabili.
“Messo finalmente un punto sui periodi di caccia – dichiara Giovanni Albarella, responsabile del settore Caccia e antibracconaggio della Lipu – ora è fondamentale risolvere la questione della caccia alle delle specie in cattivo stato di conservazione, cominciando dal divieto di caccia su moriglione, pavoncella e tortora selvatica. La stagione venatoria 2021/22 è stata caratterizzata dai numerosi ricorsi al Tar promossi dalle associazioni ambientaliste che hanno visto vittoriose le nostre ragioni, costringendo quasi tutte le Regioni che avevano inserito queste specie nei loro calendari venatori a fare dietrofront rispetto alla loro cacciabilità di queste tre specie.
“Ridurre i tempi di caccia ed escludere le specie in cattivo stato di conservazione dalla lista delle specie cacciabili (come ad esempio, oltre alle citate, anche pernice bianca, coturnice e allodola) è l’imperativo a cui si dovranno adeguare le Regioni, con l’indispensabile vigilanza del ministero della Transizione ecologica. In alternativa – conclude Albarella – la denuncia alla Commissione europea sarebbe inevitabile e molto alta sarebbe la probabilità che l’Europa attivi una procedura di infrazione contro l’Italia, per chiara e reiterata violazione della Direttiva Uccelli”.