Sala gremita all’Auditorium san Sebastiano di Cannara in occasione della presentazione della campagna di scavo 2017 del sito archeologico Urvinum Hortense la città nascosta dell’Università degli Studi di Perugia. L’incontro, promosso in collaborazione con il Comune di Cannara, è stato il terzo appuntamento del cartellone “Tesori da scoprire” legato alla cicloturistica d’epoca Francesco nei sentieri. Si tratta di un progetto di ricerca e valorizzazione di un antico municipio romano, sito accanto al borgo di Collemancio a Cannara. Il centro antico occupa la propaggine sud-occidentale della collina a una quota di 526 metri dal livello del mare ed è collocato in un punto della sommità del pianoro de La Pieve, dal quale si può dominare gran parte della valle del Tevere.
“L’appuntamento è dell’Università – ha commentato il presidente dell’associazione Francesco nei sentieri Cesare Galletti –, mia è stata semplicemente l’idea. Ho messo in contatto l’università con l’amministrazione comunale di Cannara e c’è stata una convergenza d’intenti. In pochi mesi è cominciato lo scavo. È una cosa importantissima, un patrimonio. Urvinum Hortense, la vecchia città romana e preromana, era in una posizione strategica, domina tutta la valle umbra a sud e da Collemancio si vedono tutte le città limitrofe. Per cui sono felice che sia cominciato tutto. Ci sono 30 ragazzi più 5 tutor che scavano”. Da sito infatti il visitatore può abbracciare con lo sguardo un orizzonte vastissimo chiuso a nord-est dalla catena appenninica umbro-marchigiana e a ovest dai monti Martani. Volgendo lo sguardo verso Perugia si scorgono le alture dell’Appennino umbro-toscano.
“Senza dubbio – ha sottolineato il professore ordinario di archeologia classica dell’Università di Perugia Gian Luca Grassigli che coordina il progetto – è un sito fondamentale sia dal punto di vista della bellezza paesaggistica, che è comunque una risorsa, che da quello della potenzialità archeologica. Ci troviamo di fronte a una città romana nota, in gran parte da scavare. L’impresa è una sfida importante e ricca di potenzialità. È il nostro primo anno, scaviamo qui per otto settimane. È uno scavo internazionale e vengono studenti da ogni parte del mondo. Abbiamo un accordo con l’amministrazione comunale di Cannara per i prossimi tre anni, ma speriamo che i risultati spingano a continuare per molto tempo”. “Mi sono recata allo scavo proprio per rendermi conto – ha sottolineato il commissario prefettizio del Comune di Cannara Pina Maria Biele –, per capire la bellezza e percepire l’atmosfera. Ho visto il borgo di Collemancio a sinistra e questa stradina che si inerpica verso l’antiquarium, la zona dove ci sono i reperti. È una ricerca continua dell’individuo e vedere questo lavoro del professor Grassigli e dei suoi ragazzi è una gioia per l’amministrazione comunale e per i cannaresi”. “Non sempre l’archeologia – ha concluso Grassigli – ha tutto questo seguito. Stiamo lavorando su uno strato alto medievale e siamo curiosi di conoscere la città romana. L’attività di scavo è solo una parte del lavoro, il primo passo per restituire alla comunità un bene culturale visitabile. L’archeologia oggi è un investimento per la comunità ma c’è la possibilità di creare un circolo virtuoso legato al turismo e, quindi, una ricaduta economica importante per il territorio. Il primo valore però è quello culturale”. A presentare la sintesi del lavoro svolto, contesto storico, indagine topografica ed evidenze monumentali, sono stati Enrico Ciafardini e Davide Squillace del laboratorio archeologico ‘Follow the wall’ dell’ateneo perugino.