Tra i tanti appuntamenti con la tradizione, l’Umbria e la sua provincia di Terni offrono la singolare festa del Cantamaggio che culmina con una sfilata di carri allegorici “fuori stagione” che, fra il 30 aprile e il primo maggio, annuncia il ritorno della primavera accompagnandola con antichi stornelli.
Il Cantamaggio ternano ha origini antichissime che affondano le loro radici nei riti della fertilità e della rinascita legati al rifiorire della natura dopo i rigidi inverni. Connesso ai riti di passaggio che segnavano l’arrivo della primavera in epoca precristiana, trova tutt’oggi numerosi corrispettivi locali, nazionali, europei.
A Terni, l’uso del cantare il maggio fu riproposto la sera del 30 aprile 1896, quando una comitiva di amici capitanata dal poeta Furio Miselli si avviò per le campagne munita di strumenti musicali e di un alberello da piantare nell’aia per fecondare la terra come da “antiche usanze”. Un flash mob ante litteram, in polemica con l’industrializzazione selvaggia di fine Ottocento.
Con il passare degli anni, dal carretto utilizzato per trasportare l’alberello si è arrivati ai carri di maggio, gigantesche installazioni su ruote che hanno per tema la Primavera, palcoscenico itinerante per un rito che si rinnova da oltre un secolo.
Sintesi di natura e cultura, i carri di maggio sono l’espressione delle abilità tecniche e artigianali di cui Terni è ricchissima e, nella notte del 30 aprile, ancora oggi sfilano per le vie principali della città veicolando un ancestrale messaggio di rigenerazione.
Puntualmente salutati dalla città in festa, con loro la magia di un’antica notte di primavera.
Oh, non dite al prete della nostra promessa ché la chiamerebbe peccato.
Ma noi siamo stati fiori nei boschi tutta la notte
Rudyard Kipling, A Tree Song