La Casa di Cerere (Regio I, Insula IX), scavata per la prima volta tra il 1951 ed il 1953, deve il nome al rinvenimento di un busto in terracotta della dea Cerere, divinità della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, in uno dei cubicoli (stanze da letto) aperti sull’atrio, e probabilmente parte dell’arredo un piccolo luogo di culto domestico.
Il busto rappresenta un tipo statuario databile alla fine del IV sec. a.C.. È molto probabile che provenga dal mercato antiquario, al quale il proprietario della casa si era rivolto per assicurarsi qualche pezzo pregiato. Il rinvenimento di altri busti fittili di Cerere in case pompeiane ristrutturate nell’ultimo periodo di vita della città sembra suggerire una loro comune provenienza da un luogo di culto cittadino, che dobbiamo immaginare distrutto o in totale rifacimento dopo il sisma del 62. È possibile che questo sia da identificare con il santuario del Fondo Iozzino, scoperto negli anni Ottanta del Novecento fuori Porta Nocera, la cui titolarità è stata con buoni argomenti attribuita a Demetra-Ecate e a Giove Meilichio.
Gli interventi alla Domus hanno interessato il restauro degli apparati decorativi, dai pavimenti mosaicati agli affreschi del primo stile, il rifacimento delle coperture e il restauro del giardino. La domus è stata anche oggetto di un piano di valorizzazione e miglioramento del percorso di fruizione che ha previsto l’illuminazione artistica degli apparati decorativi, la realizzazione di una passerella di collegamento tra l’atrio e il giardino e l’esposizione in teche di reperti rinvenuti nella casa.
L’intera architettura della casa di Cerere e le sue spazialità principali sono state ripristinate, a partire dalle ridefinizioni delle strutture di copertura dell’atrio. Mentre il sistema di illuminazione segue un criterio tecnologico green, che utilizza coppi fotovoltaici per la produzione della stessa.
Con il restauro del giardino, in particolare, ispirato ai culti di Cerere, protettrice dei campi e delle messi, sono stati impiantati farro e grano antico biologici al fine di sfruttare la stagionalità della piantumazione e mietitura delle due coltivazioni. Inoltre, prendendo spunto da un affresco presente nella domus, è stata riproposta la sequenza colonnato-incannucciata-piantumazione in rispetto dell’antica configurazione della domus.