Strappato all’oblio il Casino Gelosi Leonetti Luparini, a Baiano di Spoleto, dove soggiornò Galileo Galilei.
E’ una delle storie che ci piace raccontare, di recupero della memoria e della storia, di entusiasmo e amore verso il proprio passato e la propria identità. In un fazzoletto di terra, a Baiano di Spoleto, natura, arte e storia si raccontano grazie all’impegno di Alessandro Leonetti Luparini, che sta restituendo alla fruizione di tutti una struttura importante, che aggiunge tasselli preziosi alla storia della nostra regione.
A due passi dal TuliPark di Spoleto, sorge l’imponente struttura del Casino Gelosi Leonetti Luparini, dapprima proprietà dei Gelosi, strettamente legati alla corte papale, passò poi ai Leonetti Luparini il cui discendente Alessandro, ne è tutt’ora il proprietario e custode.
Fu costruito nel 1580 attorno a due torri colombaie, ancora ben individuabili nel corpo di fabbrica, una delle quali particolarmente apprezzabile per la sua architettura e la singolarità del “ponticello” che la unisce, all’altezza del primo piano, con il corpo di fabbrica principale.
L’edificio conobbe i fasti Seicenteschi e l’inesorabile declino al quale Alessandro, dopo averne acquisito la proprietà da uno zio, sta cercando di strapparlo.
Enormi travi originali ancora sormontano i soffitti a pianelle, i pavimenti in mattoni sono tonati alla luce, grandi archi sormontano le sale al livello più basso mentre l’acqua, dolce sottofondo e ricchezza di questo luogo, scorre accanto e addirittura sotto il pavimento, garantendo la presenza di fontanelle anche all’interno delle sale del piano terreno.
Ma è al primo piano dove si conserva il “tesoro” dei Leonetti Luparini: dalle trabeazioni decorate con stemmi araldici, che fanno bella mostra di sé, a una piccola stanza, uno “studiolo”, finemente decorato che accolse Galileo Galilei in viaggio verso la capitale, e più precisamente verso l’Accademia dei Lincei: una fascia decorata con le allegorie delle quattro stagioni corre lungo il lato superiore delle pareti mentre il soffitto accoglie scene bucoliche e segni zodiacali.
Il grande salone conserva due affreschi: uno raffigurante la Torre di Babele, al di sotto della quale campeggia il motto “Quid quid agas prude(nte)r agas et respice finem”, motto latino che significa: qualunque cosa tu faccia, falla con prudenza, e sta’ attento alle conseguenze; e il secondo con la narrazione per immagini dell’episodio biblico dell’Arca di Noè, ambedue di epoca tardo Cinquecentesca.
All’esterno, una deliziosa chiesetta affrescata dedicata alla Madonna del Rosario ed un giardino cinto di mura attendono di tornare alla primitiva bellezza.
Benedetta Tintillini