Sarà il teatro Bertolt Brecht di Perugia ad ospitare il prossimo 7 dicembre (ore 10 matinée per le scuole e ore 21 aperto a tutti) Pinocchio, balletto in un atto, da un’idea di Maria Paola Fiorucci e Marzia Magi, coreografie di Claudia Fontana, Marzia Magi, Daniela Pascolini, con gli allievi del Centrodanza Spazio Performativo.
“Che nome gli metterò?” disse tra sé e sé. “Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina”. (Carlo Collodi “Le avventure di Pinocchio”)
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è tra i più famosi libri dell’infanzia, una storia conosciuta da tutti: Le mirabolanti avventure del burattino e degli incredibili personaggi che incontra nel suo percorso di crescita sono estremamente stimolanti, si leggono con facilità e permettono di dare libero sfogo alla fantasia.
“Centrodanza – spiegano gli organizzatori – con questo progetto desidera valorizzare le potenzialità educative, formative e comunicative della danza che riunisce in sé tutte le arti, poiché è al contempo architettura, scultura, pittura, musica, poesia e teatro. La danza è un linguaggio universale che fa parte del nostro codice genetico e si manifesta ancor prima della parola. È insita in ognuno di noi e ha origine dalla realtà interna ed esterna: nasce cioè dai gesti quotidiani, dalle passioni, dalle emozioni, dai sentimenti. Insegnanti di tutto ciò sono i bambini: che imparano a conoscere il mondo attraverso il proprio corpo e, solo in un secondo tempo, assegnano nomi e parole alla realtà che percepiscono. Bambini che sono dei gran danzatori. E lo sono mentre saltano, corrono, rotolano, scivolano. Essere spettatori di Pinocchio significa imparare a conoscere il linguaggio della danza non solo attraverso l’abilità dell’esecuzione di movimenti e passi, ma, soprattutto, individuandolo quale strumento per raccontare storie, sentimenti, emozioni, e lasciando che l’interpretazione di quello che avviene sul palcoscenico sia anche frutto della fantasia, dello stato d’animo e del coinvolgimento di chi guarda”.