A ottant’anni dal primo rinvenimento di due esemplari, nella grotta Guattari di San Felice Circeo sono stati rinvenuti i resti di nove uomini di Neanderthal.
Appartengono a a 9 individui di uomo di Neanderthal i resti rinvenuti durante l’attuale campagna di scavo: 8 databili tra i 50mila e i 68mila anni fa e uno, il più antico, vissuto tra i 100mila e i 90mila anni fa.
Insieme ai resti umani sono stati rinvenuti anche resti di alcuni animali: iene, elefante, rinoceronte, orso delle caverne e uro, un grande bovino estinto.
L’uomo di Neanderthal fu un esemplare di Homo molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato, al pari dei sapiens di diversi periodi paleolitici. Inspiegabilmente però, si estinse in un periodo molto breve, lasciando il posto all’Homo del genere sapiens, con il quale convisse nell’ultimo periodo della sua esistenza. L’uomo di Neanderthal è una tappa fondamentale dell’evoluzione umana, rappresenta il vertice di una specie ed è la prima società umana di cui possiamo parlare.
Grazie allo studio geologico e sedimentologico sarà possibile capire i cambiamenti climatici intervenuti tra 120 mila e 60 mila anni fa, attraverso lo studio delle specie animali e dei pollini, permettendoci di ricostruire la storia del Circeo e della pianura pontina.
L’attuale campagna di scavo fa parte del programma di ricerche sistematiche della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina in collaborazione con l’Università degli studi di Roma Tor Vergata, iniziate nell’ottobre del 2019.
La caratteristica della grotta Guattari di San Felice Circeo è quella di permettere un vero e proprio viaggio nel tempo: le condizioni di oggi sono sostanzialmente le stesse di 50 mila anni fa e la presenza di fossili rende la grotta un’eccezionale banca dati. I recenti scavi, come già accennato, hanno restituito migliaia di reperti ossei animali che arricchiscono la ricostruzione del quadro faunistico, ambientale e climatico. Sono stati rinvenuti oltre ad abbondanti resti di iena, diversi gruppi di mammiferi di grande taglia tra cui: l’uro, il grande bovino estinto, che risulta una delle specie prevalenti insieme al cervo nobile; ma anche i resti di rinoceronte, di elefante, del cervo gigante (Megaloceros), dell’orso delle caverne, e di cavalli selvatici. La presenza di queste specie si accorda bene con l’età di circa 50 mila anni fa, quando la iena trascinava le prede nella tana usando la grotta come riparo e deposito di cibo. Molte delle ossa rinvenute mostrano infatti chiari segni di rosicchiamento.