È dedicata alla rappresentazione della città nel suo valore più pieno di espressione della civiltà romana la mostra Civis Civitas Civilitas. Roma antica modello di città, ospitata ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali dal 21 dicembre 2019 al 6 settembre 2020.
Il progetto espositivo documenta il carattere prettamente urbano della cultura classica. La condivisione degli spazi, degli edifici e delle leggi costituisce la civitas, il fulcro della civiltà romana. La mostra è quindi un viaggio negli spazi e negli edifici delle città dell’Impero, rappresentati nei plastici in gesso del Museo della Civiltà Romana, in gran parte realizzati da Italo Gismondi per la Mostra Augustea della Romanità del 1937. I modelli raffigurano in parte lo stato di fatto dei monumenti negli anni Trenta del Novecento, in parte le loro ricostruzioni: all’intrinseco valore scientifico aggiungono pertanto anche il valore di documentazione di monumenti trasformati o scomparsi, soprattutto nei territori teatro di eventi bellici.
La mostra si presenta come un evento dal carattere dinamico: l’inaugurazione del 20 dicembre aprirà infatti solo la prima sezione della mostra, allestita nella Grande Aula e sui matronei del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano e costituita da 58 plastici e da 6 calchi di sculture rappresentanti famosi personaggi del mondo romano; nel 2020 saranno inaugurate le sezioni successive, allestite lungo il percorso esterno dei Mercati di Traiano, lungo la via Biberatica.
Per tutta la sua durata, la mostra sarà corredata da eventi e da iniziative culturali e didattiche; nell’ideazione e realizzazione delle attività didattiche, indirizzate a tutti secondo i criteri dell’accessibilità e dell’integrazione, saranno coinvolti i tirocinanti e i volontari dei progetti del Servizio Nazionale Civile che prestano servizio nel Museo dei Fori Imperiali.
La mostra Civis, Civitas, Civilitas sviluppa sette grandi temi, tutti rappresentati dai plastici posizionati nella Grande Aula già per l’apertura del 20 dicembre, e poi declinati in una serie di temi specifici: gli spazi pubblici (indicati da fori, curie, capitolia e templi); l’acqua nel decoro della città (fontane, ninfei e terme); lo spettacolo (teatri e anfiteatri); il trionfo, l’onore e il passaggio (archi trionfali e onorari, porte urbiche); il commercio (mercati); la memoria individuale, familiare e dello Stato (sepolcri e monumenti); le infrastrutture (ponti, acquedotti, cisterne, castelli di distribuzione dell’acqua).
Spiccano, per le proporzioni e per l’accuratezza della resa, i plastici del Foro di Augusto, che apre la mostra e che per la sua efficacia comunicativa è stato spostato dalla sala sul matroneo a monte al vano centrale della Grande Aula, del Foro di Pompei con gli edifici annessi, della scena del teatro di Sabratha in Libia, delle Terme di Treviri in Germania e della Porta detta di Sant’Andrea ad Autun, in Francia.
La narrazione del percorso è scandita da testi antichi pertinenti ai singoli temi e pronunciati dalle voci narranti degli stessi autori o dei loro destinatari, rappresentati da calchi di statue o ritratti del Museo della Civiltà Romana: fra questi risulta particolarmente vivace l’ambientazione delle terme descritta da Seneca in una lettera a un amico.
“Nell’antichità i valori che danno il senso della comunità, della condivisione, dell’appartenenza si rigenerano attraverso la riproposizione delle tipologie edilizie destinate alle funzioni della vita pubblica, alla esaltazione dei meriti individuali e alla perpetuazione della memoria familiare. In occasione della fondazione di nuove città o della trasformazione degli insediamenti più antichi era sempre adottato il medesimo impianto ortogonale e le singole tipologie di edifici rispondevano per lo più a forme architettoniche prestabilite, che dipendevano da una costruzione della città di Roma, considerata come il modello da riproporre” (dall’introduzione nella guida breve).
Le tipologie monumentali individuate sono pertanto significative del concetto di identità romana espresso con immediatezza e forza dall’architettura che costituiva il “segno” nel paesaggio dell’espansione di Roma.
Roma appare dunque ai visitatori della mostra quale modello di comunità (civitas) quanto mai contemporaneo nella sua multiculturalità.