Ce ne sono solo 5 al mondo, e uno di questi è tutto made in Italy: è il Claviorgano, l’unione tra un clavicembalo e un organo a canne, nato per rispondere all’antico desiderio di combinare in un solo strumento il suono delle corde e il suono dei fiati. Oggi, dopo oltre 300 anni, consente di ridar vita a musiche barocche di autori come Haendel, John Stanley, Charles Wesley, così come le avevano immaginate e restituire un repertorio sconosciuto.
La tecnologia ha permesso di realizzare uno strumento in grado di risolvere problemi legati soprattutto ai materiali. A idearlo e realizzarlo è stato Massimiliano Muzzi, organista di fama mondiale e membro onorario del Royal College of Organist di Londra, che lo ha presentato a Roma e lo ha messo all’opera, accompagnato dall’Orchestra del Maggio Fiorentino. Il claviorgano, ha spiegato Muzzi, è stato realizzato con vari materiali: legno di abete della Val di Fiemme per la cassa del clavicembalo e per quella dell’organo, legno, metallo e stagno per le canne, ebano per i tasti.
“La particolarità che ha risolto un problema vecchio 300 anni è l’unione delle tastiere che consente di suonare i due strumenti simultaneamente fatto in una meccanica fibra di carbonio. Questo ha reso possibile la costruzione di un organo di otto registri, quindi è uno strumento costruito per ambienti molto grandi fino agli auditori di migliaia di persone”.
Per la prima volta è stata ridata voce fedelmente alla produzione inglese del ‘700 con il cd “Claviorganum”, in uscita dal 4 dicembre per Suono Records, con l’esecuzione di Muzzi e l’accompagnamento dell’Orchestra del Maggio Fiorentino, pensato come un’eccellenza italiana da portare nel mondo.
Il progetto Claviorganum, ha spiegato Fabio Galadini, direzione artistica, produzione esecutiva e regia del suono, prevede altri cd sempre sul repertorio barocco e una tournée europea che si concluderà a Roma.
Credits: foto massimilianomuzzi.wordpress.com