Torna a Perugia la Collezione Albertini, pregiata raccolta di documenti e coperte in pergamena risalenti al XIV e XV secolo. Fondazione Perugia ha acquistato i lotti, in totale 153, in un’asta svoltasi a Parigi la sera del 20 giugno 2024, sotto la casa d’aste Mirabaud Mercier e dopo apposita autorizzazione degli Archivi di Francia.
Il prezzo di aggiudicazione è stato di 305mila euro, più i diritti d’incanto. I pregiati rivestimenti documentali, finemente decorati e dipinti, appartenevano a registri di podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia. Molti di questi raffigurano il Grifo o gli emblemi dei magistrati eletti per amministrare la città.
Il giurista Luigi Albertini, a metà dell’Ottocento, acquistò la collezione a Roma da Josef Spithorer, antiquario e diplomatico peruviano a Parigi. In seguito, Albertini portò l’intero tesoro in Francia, dove è stato conservato fino ad oggi dagli eredi.
Le preziose coperte erano state staccate dagli antichi registri dell’amministrazione giudiziaria, tuttora custoditi presso l’Archivio di Stato di Perugia. Finalmente, con il loro ritorno in Umbria e dopo un’attenta analisi, sarà possibile ricollocare i vari elementi e ricostruire l’unità documentaria.
I beni acquistati dalla Fondazione hanno un grande valore culturale, artistico, storico e araldico. Attraverso il loro studio, inoltre, sarà possibile ricostruire i volti di alcuni dei magistrati impegnati nell’amministrazione giudiziaria di Perugia. Nei giorni scorsi, diversi esperti e storici dell’arte, anche attraverso appelli pubblici, avevano sollecitato l’acquisto della collezione da parte di un ente pubblico o privato.
“Il successo dell’asta parigina è per noi un motivo di grande orgoglio e soddisfazione” spiega Alcide Casini, presidente di Fondazione Perugia: “L’impegno economico del nostro ente è stato importante, ma ancora più importante è il valore di questa collezione per la cultura e l’identità del territorio. La raccolta di Albertini ha un enorme significato simbolico e scientifico e consentirà ai tanti ricercatori del settore di approfondire con nuovi strumenti la storia della città. Spendersi per riportare un tale patrimonio a casa era doveroso ed è pienamente coerente con la nostra missione di custodi e promotori di arte e cultura”.