Il cippo commemorativo dell’uccisione del Conte Claudio Faina avvenuta il 28 maggio 1874 per mano dei briganti è stato recuperato dalla Fondazione Faina dall’area militare di Monterado, nel vicino Comune di Bagnoregio.
Lo annuncia in una nota la Fondazione Faina che ripercorre gli accadimenti storici legati alla vita del Conte Claudio che fu rapito mentre da Viterbo tornava verso Orvieto.
Il conte era fratello di Zeffirino Faina, Deputato del Regno d’Italia, e, attraverso la moglie Luciana Bonaparte Valentini, imparentato con i Bonaparte. Per questo il rapimento divenne subito un caso politico e ciò impedì ai familiari di pagare rapidamente il riscatto richiesto dai rapitori, ed anzi iniziarono immediatamente le ricerche da parte dei Carabinieri.
I briganti si sentirono braccati e, forse riconosciuti dalla propria vittima, temendo di essere catturati uccisero il conte sull’altura di Monterado fuggendo poi nei boschi.
Le indagini proseguirono con grande determinazione, i briganti furono arrestati in breve tempo e, dopo un processo svoltosi a Viterbo, vennero condannati.
Per ricordare quel tragico evento la Famiglia Faina fece erigere il cippo commemorativo nel luogo dell’uccisione, che in seguito divenne però un’area militare per il controllo del traffico aereo, oggi non più operativa ma comunque inaccessibile.
“L’operazione di recupero – sottolinea oggi la Fondazione Faina – è stata possibile grazie all’autorizzazione dello Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, che ha dimostrato grande sensibilità verso questo episodio della storia della nostra Città, e alla preziosa collaborazione del personale del IV° Stormo di Grosseto. Un sentito ringraziamento va anche a Silvio Manglaviti per le ricerche effettuate e alla Ditta Ceprini Costruzioni che ha messo a disposizione uomini e mezzi per la rimozione del manufatto dimostrando, come sempre, una particolare attenzione per le iniziative della nostra collettività”.
Ora il cippo verrà restaurato e trasferito successivamente nella sede della Fondazione Faina in Piazza Duomo ad Orvieto, per “ricordare questo tragico evento che ha colpito un personaggio illustre della nostra Città ed è parte significativa della nostra storia e di un fenomeno sociale, politico e criminale, quello del brigantaggio, del quale non sempre si è avuta adeguata memoria”.