Corniciaio romano con un Picasso a sua insaputa

picasso

L’opera di Picasso si intitola ‘Violin e boutille de bass’ ed e’ presente nel catalogo Zervos

 

Regalato in pagamento di un piccolo aggiusto, conservato per 36 anni senza che chi lo aveva fra le mani conoscesse il suo vero valore e infine riemerso grazie all’operato dei Carabinieri del comando Tutela beni culturali.

E’ la storia di ‘Violin e boutille de bass’, una natura morta di Pablo Picasso. Il ritrovamento dell’opera, svelato di recente, è uno dei fiori all’occhiello dell’attività operativa del Comando Carabinieri Tpc, del quale è stata illustrata al Mibact l’attività operativa 2014. Altri ritrovamenti di grande rilievo, presentati nell’occasione, quelli di un gruppo scultoreo databile tra il II e il III secolo dopo Cristo, raffigurante un Mitra tauroctono, e di un dipinto olio su tela del XVII secolo opera dell’artista Luca Carlevarijs.

La vicenda del Picasso ha preso le mosse grazie alla presentazione dell’opera da parte della casa d’aste Sotheby’s, in nome e per conto di un pensionato romano che dichiarava di esserne l’attuale proprietario, all’Ufficio Esportazioni di Venezia, per ottenere il rilascio dell’attestato di libera circolazione. Il dipinto olio su tela intitolato ‘Violin e boutille de bass’, di 54 x 45 centimetri, datato 1912, era presentato come opera di Picasso e con un valore dichiarato di 1,4 milioni di euro

Un valore apparentemente troppo basso, tanto da suscitare il sospetto che il dipinto fosse un falso e innescare, per questo l’attività investigativa dei carabinieri. Le indagini intraprese dalla Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea del Reparto Operativo, hanno rivelato che il quadro era entrato nella disponibilità del pensionato nel 1978, quando gestiva un’attività commerciale di corniciaio a Roma.

In quel periodo si presentò alla bottega del corniciaio un signore molto anziano, con un portafoto della moglie scomparsa, a cui era profondamente legato ed il cui vetrino era stato accidentalmente rotto dalla domestica. Il corniciaio, vista la semplicità dell’intervento, eseguì la riparazione gratuitamente e l’anziano signore, rimasto anonimo, decise di ringraziarlo regalandogli una tela, che gli portò due giorni dopo.

Il corniciaio, ignorando completamente la vera natura del dipinto, lo conservò in modo approssimativo e senza particolari cautele per circa 36 anni, sino a quando non ne scoprì, casualmente, la possibile attribuzione. Gli accertamenti tecnici svolti dal Cnr hanno permesso di stabilire che l’opera è effettivamente attribuibile a Pablo Picasso e che la stessa è presente nel catalogo Zervos, edizione del 1961, priva di indicazioni sulla collocazione dell’epoca. Sono in corso ulteriori verifiche per stabilire con certezza la provenienza originaria dell’opera.

Il gruppo scultoreo raffigurante il dio Mitra proviene da uno scavo clandestino e il suo recupero è il risultato di una complessa investigazione sulla catena criminale tuttora attiva nelle aree archeologiche di Roma e dell’Etruria meridionale che ha portato l’attenzione dei CC in particolare sulla zona di Fiumicino, quale crocevia del traffico dei beni scavati clandestinamente. Proprio in quell’area è stato fermato un furgone, apparentemente utilizzato per il trasporto di piante e altro materiale, preceduto da un motocicletta che faceva da battistrada e seguito da un’auto con funzioni copertura.

Fermato e perquisito, il furgone ha rivelato la presenza del gruppo scultoreo, una figura maschile nell’atto di abbattere un toro circondato da altri piccoli animali, tipica iconografia del dio Mitra. Visionata da un funzionario della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, l’opera è stata riconosciuta come di straordinario interesse storico ed archeologico.

La ricostruzione investigativa ha consentito di scoprire come il gruppo scultoreo fosse in viaggio per la Svizzera. Quanto alla provenienza, gli esperti ritengono che provenga da uno scavo clandestino nelle aree di Tarquinia o Vulci. Ulteriori accertamenti archeologici hanno consentito di individuare il sito preciso dello scavo dove sono stati ritrovati due ulteriori elementi marmorei riconducibili all’iconografia mitraica: un cane rampante, che combacia perfettamente con il gruppo scultoreo ritrovato dai Carabinieri, e la testa di un serpente, anch’esso mancante e combaciante con il resto della scultura. Nel sito altri rinvenimenti importanti tra cui pavimentazioni a forme floreali in materiale fittile, pavimentazione mosaicata e vari altri frammenti in marmo.

 

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