I migliori ambasciatori? Sono le donne! È una dei tanti aspetti poco noti di questa nobile ed antica arte raccontati da Guido Lenzi nel suo volume “La diplomazia. Passato, presente e futuro”.
Quella delle donne è la diplomazia che non figura nei libri di Storia, esercitata com’è per lo più dietro le quinte. Eppure, spiega Guido Lenzi nel suo volume “Diplomazia. Passato, presente e futuro”, fresco di stampa per Rubbettino nella collana di divulgazione Focus quanto meno in Occidente, nessuna occasione sociale, dai balli a corte, alla cena intima, poteva ritenersi completa senza un’adeguata presenza femminile.
Lenzi cita il Lisistrata di Aristofane in cui lo “sciopero” delle donne ateniesi e spartane costringe i loro uomini a pacificarsi: “se aveste cervello, trattereste le questioni di stato proprio come la nostra lana quando la matassa è ingarbugliata, la prendiamo e la dipaniamo sui fusi, facendone un grande gomitolo da cui tessere un’unica tunica per il popolo. Così sbroglieremmo la guerra». Grande lezione di consapevolezza femminile delle proprie capacità di mediazione, non c’è che dire. D’altro canto nel Seicento, è sempre Lenzi a ricordarlo, Callières raccomandava al diplomatico prudenza con le donne perché anche se “il potere delle loro grazie si estende spesso fino a a contribuire alla soluzione delle questioni più importanti dalle quali gli avvenimenti dipendono […] deve ricordarsi che l’amore si accompagna normalmente all’indiscrezione e all’imprudenza, e che appena si lasci assoggettare alla volontà di una bella donna, per quanto savio egli sia, corre il rischio di non essere più il custode del suo segreto. Lenzi riporta l’osservazione di Lady Henderson, consorte dell’ex ambasciatore britannico a Washington: «essere la moglie di un componente del corpo diplomatico è un lavoro in se stesso: in alcune destinazione è una carriera impegnativa a tempo pieno”.
Ma non solo di donne e diplomazia tratta il libro di Lenzi. Il volume rievoca le origini, gli scopi, l’evoluzione storica, le caratteristiche, le funzioni, le regole e modalità operative e gli attori principali di quella che viene considerata come la “seconda più antica professione”. L’attuale situazione internazionale, in tutti i suoi aspetti, ha evidenziato come sia diventato indispensabile tornare ad utilizzare le arti della diplomazia. Una professione che, nell’intera vicenda dell’umanità, ha rappresentato lo strumento essenziale per negoziare accordi, stringere alleanze, elaborare norme multilaterali, nell’intento di prevenire e ridurre, se non sempre risolvere, i contrasti e conflitti ricorrenti nell’evoluzione e diffusione dei rapporti internazionali.
Un mestiere, al quale soprattutto gli italiani, per secoli divisi, si sono affidati durante l’intero Medioevo, hanno raffinato nel Rinascimento, avvalendosene poi nel processo di unità nazionale, ricorrendovi infine nuovamente, dopo averlo trascurato per un Ventennio, agli albori della Repubblica. Ma del quale sembra si sia persa la cognizione, in un’Italia che per troppo tempo è vissuta nella scia della politica altrui.
Nel momento in cui, nell’ennesima generalizzata transizione dei rapporti fra Stati, si tratta, a livello bilaterale e multilaterale, non soltanto di tutelare gli interessi nazionali, ma anche, forse soprattutto, di provvedere alla reintegrazione dell’intero sistema internazionale. Un volume, questo, che colma una lacuna nella nostra pubblicistica recente, ad opera di un diplomatico che dei rapporti europei, transatlantici ed est-ovest si è occupato per oltre quarant’anni. Che ripropone all’attenzione nazionale la storia e la persistente funzione di un mestiere che, come i fatti dimostrano, è da noi oggi alquanto trascurato. Un secolo fa, Visconti Venosta ci ammoniva ad essere «indipendenti sempre, isolati mai». E Benedetto Croce aggiungeva che «un paese che non ha una politica estera è destinato a subire o perire».
Guido Lenzi si avvale dell’esperienza acquisita in oltre quarant’anni di attività diplomatica, svolta prevalentemente nei contesti Est-Ovest (Londa, Nato, Mosca) e multilaterali (Nazioni Unite, OSCE), nonché quale Direttore dell’Istituto Europeo di Studi Strategici a Parigi. Docente di “Diplomazia nel mondo globale” presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bologna.