Le aziende italiane dei dispositivi medici guardano sempre di più alla Cina. “E’ uno dei mercati di sbocco in cui le esportazioni dei dispositivi medici sono cresciute di più: del 10,4% nel 2013 e del 24,1% nel 2014. Il valore dell’export in Cina è di 310 mln di euro. Siamo cresciuti ma con un livello ancora troppo basso rispetto ad altri Paesi.
Il viaggio del ministro della Salute Lorenzin in Cina può essere una grande occasione per stringere future collaborazioni scientifiche con l’ Italia: il volano per creare un canale privilegiato per le nostre aziende”. Lo spiega Paolo Gazzaniga, direttore del Centro studi di Assobiomedica, la federazione che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane i dispositivi medici.
Per migliorare l’export Italia-Cina ci sono alcuni ostacoli da superare. “Soffriamo fondamentalmente di due freni – spiega Gazzaniga – che valgono anche per l’export in generale e non solo con la Cina. Più di altri Paesi, ad esempio la Germania, scontiamo le difficoltà del mercato interno. Le nostre imprese sono mediamente più piccole rispetto ad altre europee e hanno difficoltà perché da noi si è puntato sulla centralizzazione degli acquisti. Questo processo è un ostacolo per le piccole e medie imprese e non aiuta e a farle crescere sul mercato domestico. Così non riescono neanche a competere su altri scenari”.
“Con la Cina ci sarebbero molte possibilità da sfruttare – osserva l’esperto – soprattutto sul piano scientifico. Nel settore delle neuroscienze alcuni mesi fa a Roma abbiamo presentato 22 nuovi dispositivi medici. Occorre creare collaborazioni in questi settori dove l’Italia è leader per aprire nuove possibilità. Il mercato cinese dei dispositivi medici è interessato ad alcuni settori in particolare come quello dialisi e delle ortesi”.
Nel 2014 – ultimi dati disponibili Assobiomedica – la bilancia commerciale generale delle esportazioni del settore dei dispositivi medici ha raggiunto 9,4 mld, in aumento del 6,4% rispetto al 2013. Il saldo complessivo è in attivo (1,2 mld). “Le imprese italiane del settore sono tra i primi 5 esportatori a livello mondiale per le attrezzature tecniche (sale degenza, letti e lampade per sale operatorie), siamo ottavi per la diagnostica di laboratorio, noni per i prodotti biomedicali. E nel complesso all’undicesimo posto al mondo”, ricorda. “L’Italia sul piano scientifico può dare ancora molto e possiamo farlo valorizzando le conoscenze che abbiamo e le specializzazioni che ci rendono competitivi. Tutto questo però non possono farlo le aziende da sole ma – conclude Gazzaniga – serve un impegno istituzionale che faccia da ponte con i Paesi emergenti”.