Dal 10 febbraio all’11 marzo 2018 il CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea) di Foligno ospita Diventiumbria. 1997-2017 ricostruzione 20 anni, la campagna di comunicazione realizzata dalla Regione Umbria e curata da Sistema Museo, comprensiva di un volume editoriale, dedicata alla ricostruzione a 20 anni dal terremoto del 1997.
Per la mostra sono state selezionate trentadue immagini, ma il lavoro di documentazione è molto più ampio: si tratta di un importante patrimonio iconografico di centinaia di scatti che danno conto di una terra che non si arrende alle catastrofi naturali.
Diventiumbria parla della contemporaneità delle città umbre attraverso le storie di chi ha vissuto solo gli effetti del terremoto. I protagonisti degli scatti fotografici sono ragazze e ragazzi di venti anni, nati nel 1997 o pochi mesi dopo. Come Matilde e Ilaria, nate tra le due scosse del 26 settembre, o Matteo, Marta, Riccardo, Beatrice. Ragazzi e ragazze che oggi ricordano scuole in prefabbricati, paesi popolati di gru e cantieri, i discorsi degli adulti sulla paura, ma hanno inserito nel loro Dna il senso del legame alla propria terra e ai suoi valori. Il territorio dove vivono è stato oggetto negli anni a seguire di un’importante ricostruzione, intelligente e previdente, che ha saputo dotarsi di strutture, spazi nuovi e modelli organizzativi e culturali permanenti. Lo stesso CIAC è stato uno degli edifici oggetto della ricostruzione a Foligno.
Diventiumbria è una campagna fotografica che racconta la vita di tutti i giorni della comunità umbra e al contempo è il racconto dell’identità di questo territorio. Il progetto è nato con l’obiettivo di comunicare il risultato più importante dell’esperienza della ricostruzione: non solo avere una comunità che vive questi luoghi, ma avere una comunità più forte e dinamica di prima. I ragazzi coinvolti vivono nei luoghi della ricostruzione, studiano, lavorano e desiderano rimanere. I valori di cui si fanno oggi portavoce hanno tratti caratteristici importanti nell’esperienza della ricostruzione di tutte le città e sono un patrimonio comune dell’intera regione. Una trasmissione di conoscenze ed esperienze che ha stratificato tenacia e coraggio, elementi che fanno del processo di ricostruzione non solo un fatto architettonico e funzionale, ma soprattutto sociale.