Per la settantaseiesima edizione della stagione Lirica Sperimentale di Spoleto e dell’Umbria è stato presentato il 16 17 18 settembre ’22 al teatro Nuovo di Spoleto e lunedi 19 e martedì 20 al Teatro Morlacchi di Perugia, “Don Giovanni”, opera buffa di Wolfgang Amadeus Mozart con il libretto di Lorenzo Da Ponte.
Questo il celebre matrimonio di nomi che ha reso il “Don Giovanni“ un’opera acclamata e conosciuta in ogni parte del mondo, ma questo allestimento, firmato dal regista Henning Brockhaus, vuole stupire il pubblico con scene contemporanee di un “osè” che trasgredisce l’imaginario classico dell’opera stessa, come dice lo stesso regista che si propone di esaltare gli aspetti carnali della storia di Don Giovanni esaltando questa figura nel suo vivere con l’obbiettivo di “superare” ogni ostacolo convenzionale, dove non esistono né regole morali né regole sociali.
Don Giovanni è uno dei titoli più celebri della storia dell’opera, protagonista un uomo libero e libertino, che con leggerezza patologica affronta la vita con il solo ed unico obbiettivo di godere di tutti i piaceri terreni, mai vincolato a compromessi ai quali costatnemente si sottrae.
Storia senza tempo che si incastra, in ogni livello di interpretazione, anche sul piano musicale, come afferma il direttore Salvatore Percacciolo: “ quest’opera pluristilistica, dove turbamento e sorriso sono gli estremi di un grande contenitore all’interno del quale Mozart fa convivere le diverse realtà psicologiche dei vari personaggi”.
Per citare le parole del musicologo Enrico Girardi questa è un’edizione fresca, giovane, elettrica e frizzante della celebre opera buffa, finalizzata a valorizzarne la dimensione comica, senza però modificarne i tratti drammatici. Ben sottolineando anche il tema della sessualità inteso come formidabile strumento di conoscenza della composita natura umana,
Ed io, che nella serata di martedì 20 ho potuto vedere e godere di questa opera, non posso che condividere ogni parola di Enrico Girardi che evidenzia l’essenza di questo “Don Giovanni “Osé”.
Sonia Lustrino