La donazione del sangue è un gesto che salva la vita di circa 630.000 persone ogni anno, una persona al minuto. Ma quali emozioni accompagnano questo nobile gesto? Mentre l’ansia, l’agitazione e la paura si manifestano nel 17% dei casi, la gratitudine, l’orgoglio e la felicità sembrano prevalere sul timore, soprattutto al termine del prelievo.
Serenis, la piattaforma di benessere mentale, ha condotto un sondaggio coinvolgendo oltre 230 partecipanti, sia membri della propria community che esterni, con l’obiettivo di indagare gli impatti psicologici e le emozioni associate alla donazione del sangue. Secondo Serenis e Fondazione Telethon, infatti, compiere un atto di altruismo giova non solo al prossimo ma anche a se stessi e i risultati lo dimostrano.
I risultati emersi dalla survey
Il sondaggio ha rivelato che il 59% dei partecipanti ha donato il sangue. Tra questi, il 22,9% ha scelto di farlo per beneficiare di analisi gratuite periodiche, mentre solo una piccola percentuale (8,5%) ha dichiarato di far parte di un’associazione. Tuttavia, il 14,9% degli intervistati ha smesso di donare per vari motivi, tra cui il malessere durante o dopo il prelievo, o a causa di requisiti specifici e rigorosi come il peso minimo (obbligatoriamente superiore a 50 kg), la pressione bassa o pregresse malattie.
Alcune di queste motivazioni hanno anche frenato coloro che non hanno mai donato: infatti, il 40,8% degli intervistati non ha mai effettuato una donazione di sangue. Tra di loro, il 14,4% ha dichiarato di avere paura dell’ago o del momento della donazione, mentre solo il 5,1% ha affermato di non avere sufficienti informazioni per intraprendere questa pratica.
Nonostante il 17% degli intervistati abbia riportato emozioni negative come ansia, timore, agitazione, paura e dolore durante la donazione, il resto ha sperimentato emozioni positive come altruismo, benessere, felicità, generosità, gratitudine, orgoglio e soddisfazione. Questi sentimenti prevalgono sulla paura, soprattutto al termine del prelievo.
Secondo Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Serenis ed esperta di Superhero Therapy, il nostro lato sociale, che ci spinge a stare insieme e ad aiutarci reciprocamente, è fondamentale per la nostra sopravvivenza. Le motivazioni che ci spingono ad aiutare gli altri possono essere incentivate dallo spirito di solidarietà, dalla compassione o da un atto di fede, considerato un principio centrale in molte religioni.
Tuttavia, possiamo anche essere spinti dall’occupare il nostro tempo, dall’incontrare nuove persone, dal ridurre il senso di colpa o dal ricevere gratificazioni personali. Pertanto, le premesse più “egoistiche” possono anche influire sulla decisione di donare il sangue, come la possibilità di effettuare controlli regolari e gratuiti. Ciò non toglie valore all’atto altruistico stesso, né rende la persona meno “altruista”. Al contrario, sapere che il fare del bene può giovare anche a noi stessi può essere un ulteriore motivo per impegnarci nel volontariato o nella beneficenza.