Fino a domenica 25 febbraio la mostra “Donna, vita, libertà” è ospitata presso il museo di Palazzo Doebbing di Sutri, struttura che, sorta all’interno della suggestiva ex sede vescovile, ha recentemente riaperto le sue porte ai visitatori e da sola vale una visita.
L’esposizione Donna, vita, libertà è organizzata dalla società Archeoares, con la curatela del direttore Pietro Paolo Lateano, realizzata grazie al supporto del comune di Sutri e con il patrocinio di Amnesty international – Italia. “Donna, vita, libertà” nasce da un’idea dell’associazione di volontariato Pizzicarms che, da circa 15 anni, è attiva nel campo della difesa dei diritti umani. L’associazione, a tutela dei soggetti maggiormente vulnerabili, è presieduta dal giornalista, scrittore e documentarista Giuseppe Carrisi. L’esposizione affronta, infatti, la tematica dei diritti negati alle donne iraniane, in linea con le proteste successive alla morte di Mahsa Amini, arrestata a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo e deceduta, poi, in circostante sospette. “La prima sezione – si legge nella nota relativa – comprende opere di Lorenzo Mattotti, artista poliedrico che spazia tra fumetto, pittura, illustrazione e cinema d’animazione, e di Gianluca Costantini, disegnatore attivista che combatte le sue battaglie attraverso la sua arte. Continua con le opere delle iraniane Majid Bita, Hanieh Ghashshaei e Melika Saeeda, di Antonio Amato, nato a Messina, e di Marjan Vafaeian, nata a Teheran. Di origini parigine, poi, è Niknaz Khalouzadeh. Alla lista si sommano Roshi Rouzbehani, un’illustratrice iraniana che vive a Londra, e Syd Fini, anch’esso nato in Iran. E ancora, brilla Ugo Panella che iniziò la sua lunga carriera come fotogiornalista. Si ammirano, inoltre, le creazioni di Zeynab Nikche. Il percorso prosegue con un’altra sezione composta da Stefano Cianti e la sua “La libertà negli occhi”, con Simona Benetti che espone ‘Azada’ e con Rita Sargenti che presenta ‘Violazione’. ‘Il velo’, invece, è l’opera firmata Antonella Rossano, e ‘Segni di libertà’ quella di Massimo Andreani. Si aggiunge, poi, Xenia Miranda, nata in Colombia, e Stefano Todini, dalla vicina Tarquinia. La mostra presenta, inoltre, anche un’ulteriore sezione che include le opere di Aurelio Bruni: egli denuncia la repressione sociale e morale che molte donne sono costrette a subire. Luigi Fondi invita al percorso di emancipazione femminile, nonché all’antidoto per non ridursi come i manichini che popolano i suoi quadri. E ancora, Riccardo Sanna parla di una ‘porta’, di un varco, un’apertura verso un futuro ignoto ma auspicalmente migliore. Ilaria Castellani Perelli ci mette in guardia dal pericolo delle ‘distorsioni’ della mente, mentre Massimo Federici racconta il bisogno di sentirsi vivi, liberi e pensanti. Gianpiero Nucciarelli dedica l’intera serie alle donne e ai loro corpi divenuti strumento di protesta; Giuseppe Rossi, invece, chiama in causa anche la resistenza. Se Dariush Sangelaji indaga la vita attraverso la regola geometrica, Adrian Zamic crea opere d’arte tramite materiale di scarto. Chiude la visione ottimistica e fiduciosa di Ludovica Iuè”.
Nel del percorso della mostra temporanea accolta nel museo di Palazzo Doebbing, aperto da giovedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18, è possibile visitare un’interessante sezione permanente di arte sacra e arte antica, all’interno della quale brilla l’Efebo, statuetta in bronzo del I sec d.C che costituisce il simbolo di Sutri.
Maria Vittoria Grotteschi