Eleonora Abbagnato torna a danzare al Festival di Spoleto sabato 1 e domenica 2 luglio alle ore 21.30 al Teatro Romano, in uno spettacolo, i cui biglietti sono già disponibili, su coreografia di Davide Bombana, che rende omaggio all’arte di Maria Callas, a 40 anni dalla scomparsa. Il balletto in un atto è liberamente tratto da “Medea”, il dramma di Euripide, su musiche di L. Cherubini, A. Pärt , F. Romitelli.
Il carisma della voce della “Divina”, registrato nella Medea di Luigi Cherubini, di cui ella fu insuperabile protagonista, rivelerà una presenza sempre viva nell’ascolto, nel magistero, nella memoria che annulla il Tempo. In scena, nella produzione di Daniele Cipriani Entertainment, Eleonora Abbagnato, affiancata dall’étoile dell’Opéra di Parigi Benjamin Pech, dal Primo Ballerino parigino Audric Bezard e dalla Prima Ballerina dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi, esplorerà lo scavo compiuto dalla Callas per restituire la figura della maga, spietata omicida dei figli.
Ancora oggi, come mostrano le immagini e i video disponibili, per quel personaggio, come per ciascun altro, Callas induce il volto e il corpo al sentire profondo dell’azione, costruisce un proprio lessico, vocale e gestuale, che risolve ragioni e peculiarità della parte in una cognizione senza pari.
Per Davide Bombana è una sfida esaltante: “Il mio allestimento punta ad una oggettiva empatia con la Callas, intimamente legata all’èpos di Medea, tra i suoi ruoli più rappresentativi. I loro destini di donna hanno dei punti in comune: Callas, come Medea, per amore si lascia trascinare fuori del proprio habitat in un mondo a lei sconosciuto; Callas, come Medea, è tradita dall’uomo che ha seguito ciecamente, da lui è abbandonata al proprio destino e alla solitudine. Diversamente da Medea, che perpetra la vendetta su Giasone in modo efferato, uccidendo i figli, Callas non avrà possibilità di rivalsa: darà alla luce un bimbo, morto subito dopo la nascita. La mia coreografia sceglie un confronto specchiato con la voce della Callas, ne sottolinea le peculiarità: è una voce che si nutre, in ogni momento, della stessa potenza e seduzione di cui si alimenta la musica, in una tensione dialettica e drammaturgica che invita naturalmente alla danza, la precede, l’esorta e l’accompagna”.