Come Erika e Omar. Quando l’eco mediatico infrange le regole

Enzo Iacchetti

di Francesca Cecchini

 

Un cast rimesso insieme in poco tempo dopo l’invito a partecipare al Todi Festival, “i costumi ci sono. Tutto il resto dovete immaginarlo” con queste parole Enzo Iachetti sale sul palco del Teatro Comunale in veste di narratore-lettore di una storia. Una storia che dal titolo può sembrare fuorviante Come Erika e Omar. È tutto uno show ma che, invece di soffermarsi sul racconto del delitto di Novi Ligure, è incentrato più originalmente sull’emulazione che scaturisce dalla “spettacolarizzazione”  (orribile e deleteria) mediatica che ruota intorno ai fatti di cronaca nera.

In scena, una rivisitazione del “diversamente musical” sicuramente non sul filone americano di cui, ammette Iachetti stesso, il regista non è appassionato, ma una versione che a noi appare più anni Ottanta seppur la storia è collocata nell’epoca di internet e dei social media. Armonioso l’impatto corale degli artisti sul palco che ben si incrociano a ritmo di battute e canzoni. Una scenografia pressoché inesistente porta gli attori ad evocare immagini, suoni e ambienti con l’unico aiuto della gestualità. Intento che riesce anche grazie all’accompagnamento di Iachetti che quasi mai esce di scena ma rimane voce persistente sul palco tra narrazione e ironia. Lucido e contemporaneo lo spettacolo porta il pubblico a conoscenza della storia di Jessica e Christian.

Lei ribelle, vittima di una famiglia troppo egoista per farle percepire amore,  che accusa un “malessere” della solitudine che accentua pericolosamente il senso di incomprensione e impotenza, giungendo al culmine emozionale e trasgressivo con la scelta dell’omicidio. Una scelta di cui il ragazzo, volubile e condizionabile, diventa complice. Le indagini, l’arresto, il carcere, tutto segue una linea in crescendo che mette soprattutto Jessica sotto i riflettori di uno show mediatico senza fine, inneggiandola quasi ad eroina e rendendo lei e i “suoi” luoghi oggetto di culto. Ed è proprio qui che arriva il “punto di denuncia” del regista che, esaltando volutamente vizi e (poche) virtù dei personaggi, ci mostra quanto il gioco mediatico influenza continuamente le nostre vite rendendoci ipotetici carnefici a nostra volta. Ogni giorno siamo “martellati” da programmi che, invece di dare informazione, ricamano intorno alle debolezze umane partecipando ad una guerra a suon di scoop e audience irrispettosa che si riversa contro l’essere umano.

Noi spettatori siamo voyeurs spesso più che consapevoli.  Come Erika e Omar non sarà sicuramente portatore di nuove verità, ma lancia un messaggio di denuncia in modo leggero e mai retorico consentendo al pubblico di riflettere con un sorriso amaro sulle labbra sulla spasmodica “voglia di sapere” insita in quasi tutti noi che, a volte, ci porta purtroppo a superare il limite del rispetto.

Come Erika e Omar. È tutto uno show regia e voce di Enzo Iacchetti, musiche di Francesco Lori, libretto e liriche a cura di Tobia Rossi, con Renato Crudo, Gea Andreotti, Paola Lavini, Manuele Colamedici, Gustavo La Volpe, Paola Giacometti, Matilde Facheris, Michele Savoia, Giada Lorusso, Marco Massari, Fabrizio Coniglio, Chiara Anicito, coreografie di Alessandra Costa, costumi di Mary Mataloni

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