E’ di ieri l’annuncio del ritrovamento della stanza degli schiavi all’interno dell’area di scavo della villa Civita Giuliana, tra gli archeologi autori dell’eccezionale ritrovamento anche il reatino Federico Giletti.
Forse è noto a tutti che negli ultimi anni la nuova campagna di scavi voluta dall’attuale direttore generale dei musei italiani, Massimo Osanna, già direttore del parco archeologico di Pompei, ha permesso la scoperta di testimonianze sensazionali che hanno aggiunto nuova conoscenza alla storia della distruzione della cittadina pompeiana avvenuta con l’eruzione del Vesuvio del 24 ottobre del 79 d.C.
Nuovi scavi che hanno consentito lo straordinario rinvenimento di resti umani mummificati, capelli e ossa di un individuo inumato in un’antica sepoltura con importanti iscrizioni della necropoli di Porta Sarno. O ancora di un termopolio (bar tavola calda) perfettamente conservato e di un carro da parata di Civita Giuliana.
Scoperte ampiamente riportate dalla stampa e dalle tv nazionali che sono state anche un segnale di ripresa della vita culturale del paese, dopo la pausa imposta dalla pandemia di Covid-19.
Ma forse pochi sanno che nel team di archeologi e scienziati, guidato da Osanna, che ha realizzato le ultime sensazionali scoperte nell’antica Pompei, c’è un archeologo di 43 anni, Federico Giletti, nato a Roma ma sabino di origini e residente nel bellissimo borgo di Salisano. Il fatto che un reatino sia parte di un team internazionale di quel livello ci rende orgogliosi, anche perché il nostro territorio può vantare la presenza di diversi archeologi di spessore.
Giletti si laurea a Roma a La Sapienza nel 2005 e consegue il dottorato di ricerca a Napoli nel 2018, dopo una serie di esperienze professionali in Italia e all’estero. Dopo il dottorato, Federico Giletti partecipa ad un’importante ricerca sul campo in Giordania, senza mai abbandonare il suo territorio che gli permette esperienze significative anche nel settore della speleologia. Segue un impegno molto rilevante nella città di Taranto, presso il sito archeologico del Castello Araganose, impegno che non gli impedisce però di operare nella terra delle sue radici, la Sabina, con incarichi presso i comuni di Salisano, Mompeo, Montasola e Montenero. Nel 2016 Giletti dirige un prestigioso lavoro di ricerca presso una delle ville pompeiane più belle e perfettamente conservate, la cosiddetta Villa di Poppea ad Oplontis, l’attuale cittadina vesuviana di Torre Annunziata.
Peraltro dal 2010 l’archeologo Federico Giletti non tralascia l’attività di formazione dei giovani collaborando alla Cattedra di Archeologia Greca e Romana dell’Università “Sapienza” di Roma, con responsabilità organizzative nella gestione delle attività di cantiere e indagine e nella formazione didattica degli studenti.
Accanto all’attività di ricercatore e docente, Federico Giletti non trascura quella del divulgatore con la partecipazione alla stesura di molti saggi specialistici e la scrittura di importanti libri quale il “Castello Aragonese di Taranto” e, per il nostro territorio, il recente saggio “Città scomparse della Sabina”.