Il dott. Federico Venceslai illustra gli effetti della musica sulla nostra psiche
L’essere umano è attraversato in ogni istante della sua vita da emozioni, pensieri, fantasie che tentano di esprimersi, di trovare uno spazio nella vita quotidiana, nell’attimo stesso in cui si presentano o in momenti successivi.
E’ successo a noi tutti di aver avuto dei comportamenti indesiderati, e se qualcuno ci chiedesse: “come mai hai reagito in quel modo?” non sempre siamo in grado di rispondere, anzi, a volte capita di mettere in atto dei comportamenti per i quali non sappiamo darci una spiegazione razionale. A volte ci si comporta senza sapere, a livello cosciente, il perché di un’azione che potrebbe perfino non piacerci.
Gli stati emotivi che ci attraversano non sempre affiorano alla nostra consapevolezza, alcune volte possono rimanere nascosti nelle profondità della nostra coscienza, anche per anni, generando comportamenti apparentemente inspiegabili. Il mondo emotivo fa parte di quella vasta gamma di funzioni umane che avvengono all’interno dell’organismo, fanno parte dell’interiorità di una persona, elementi riservati e spesso inaccessibili perfino al soggetto stesso.
Proprio la dimensione interiore dell’esperienza emotiva rende complessa, e scarsamente comprensibile, la comunicazione linguistica di quanto stiamo vivendo, basti pensare a quante volte cerchiamo di far capire ad un’altra persona quello che stiamo provando, quello che stiamo vivendo, ci impegniamo per cercare di spiegarci, eppure l’altro non riesce a comprenderci.
Il capire è cosa ben distinta dal provare. Quante volte finiamo per litigare, discutere, dispiacerci perché non ci sentiamo capiti nonostante i nostri ripetuti sforzi di comprendere e far comprendere ciò accade; anche quando ci mettiamo in una condizione di ascolto dell’altro, senza però riuscire a connetterci con i sentimenti che chi ci è di fronte sta tentando di esprimere. Tali condizioni si verificano abitualmente durante la nostra vita e sono determinati dalla peculiarità insita in ognuno di noi. Ognuno è un individuo unico, dotato di un mondo interno altamente soggettivo, al quale nessuno può avere accesso diretto, se non attraverso una costante condivisione e confronto, attraverso atti empatici ripetuti, tolleranza reciproca e sviluppo di compassione.
Oggi sappiamo che in ogni cultura umana, che sia una tribù isolata o una città altamente civilizzata, incontreremo in ogni essere umano quattro emozioni di base, determinate da aspetti biologici: paura, rabbia, tristezza e gioia. In ogni popolazione sono presenti queste quattro emozioni di base ed ognuna di esse assolve un importante compito evolutivo per la nostra specie. Tali emozioni hanno il compito di metterci nella condizione psico-fisiologica di rispondere agli stimoli esterni ed essere in grado di trovare soluzioni appropriate alle circostanze.
Ad esempio, se non sperimentassimo la paura non potremmo proteggerci da circostanze pericolose, se non sentissimo la tristezza come potremmo elaborare una perdita, se non ci arrabbiassimo come potremmo proteggerci dalle aggressioni, e se non sentissimo la gioia come potremmo godere di un momento in cui un nostro desiderio si realizza, fosse anche per un istante!
Eppure queste emozioni, nonostante siano componenti biologiche di base, sottostanno anch’esse ai processi educativi e di apprendimento, influenzando la capacità di riconoscerle. Pur essendo presenti in ognuno di noi, ed altri esseri umani potrebbero perfino percepirle, potremmo non riuscire a stabilire una connessione con questa nostra componente interna.
Sono anche collegate, o meglio, sono parti integranti ed inscindibili di esperienze di vita, ricordi, fantasie delle diverse fasi della nostra esistenza. Proprio nella Festa della Musica il tema per il 2016 sarà quello della compassione, che, dal punto di vista psicologico, può essere considerata una capacità potenziale dell’essere umano. La compassione può essere sviluppata attraverso processi di consapevolezza che dapprima ci aiutano a riconoscere i nostri stati emotivi, a distinguerli gli uni dagli altri per poi imparare a sintonizzarci sui diversi canali emotivi presenti in noi e negli altri.
In un tale contesto come si colloca la musica? E che relazione ha con le nostre emozioni di base? Ebbene, la musica costituisce un importante strumento per lo stimolo di stati emotivi che possono risuonare in noi, a patto che si conoscano le modalità attraverso le quali ciò possa divenire possibile.
Per esempio, ai tempi del cinema muto, la musica dal vivo suonata dalle orchestre aveva il compito di far “parlare” i personaggi, visto che il sonoro non c’era. La componente emotiva, dunque, era trasmessa dalla musica di accompagnamento. Timbri, ritmi, suoni musicali sono in grado di muovere la soggettività umana legata ai nostri stati emotivi, producendo così una danza interiore di stati evocati.
Attraverso la musica possiamo avere accesso ad immagini, desideri, sogni, sofferenze, nostalgie, passioni… l’importante è imparare a lasciarsi trasportare da essa in un ascolto attento e sottile, non solo di carattere auditivo bensì attraverso un sentire interiore, che consenta la connessione con quel fiume emotivo presente in ogni individuo.
La musica è in grado di dar voce a tutte le emozioni che, altrimenti, rimarrebbero solo termini linguistici, e come tali privi di intensità, frequenza, densità e tonalità diverse che si alternano al nostro interno.
Anche mentre scrivo percepisco la difficoltà nel trasmettere ciò che intendo, d’altronde, come si può trasmettere un’esperienza interiore senza immergersi nell’esperienza stessa? E cosi il termine compassione ci rimanda proprio a tale caratteristica, ossia alla capacità di sintonizzarsi su un’esperienza, di saper “stare” in quell’esperienza, che genera l’abilità del “patire insieme”, di condividere nel senso di “sperimentare con”.
La musica della compassione non è tanto la musica dell’ascolto bensì la musica del sentire interiore, via di accesso a quegli elementi naturali ai quali ogni individuo è sottoposto nell’arco della vita; è quella musica in grado di far piangere due perfetti sconosciuti, di far abbracciare persone di etnie diverse, che ci permette di comprendere che ogni dolore, sofferenza, gioia non è solo personale bensì condivisa e condivisibile con ogni creatura vivente. La musica della compassione ci ricorda che non siamo soli… e non siamo i soli!
di Federico Venceslai