Una ricerca sul ruolo di Giovanni Gentile
dal 1920 al 1922 al Municipio di Roma
Una ricerca rivela un biennio di vita politica del filosofo Giovanni Gentile sconosciuto ai più. Attraverso i resoconti dei suoi interventi, finora inediti, sia in qualità di consigliere comunale, sia in quella di assessore supplente, viene ricostruita, nell’ottica di un’analisi del linguaggio politico, l’attività amministrativa svolta dal filosofo presso il Municipio di Roma, negli anni che vanno dal 1920 al 1922, ora portata alla luce dalla consultazione dei verbali custoditi nell’Archivio Storico Capitolino di Roma.
La ricerca condotta dallo studioso Vito De Luca compare con il titolo “Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile” sulla rivista “Nuova Storia Contemporanea“, diretta dal professore Francesco Perfetti.
Dallo studio dei discorsi rendicontati si manifesta un politico-pensatore nel quale le due diverse dimensioni categoriali si fondono in quell’unità che lo stesso Gentile ha ridotto a sintesi quasi a voler mostrare l’autentico volto del suo concetto di Stato.
Giovanni Gentile è stato un filosofo, pedagogista, politico e accademico italiano. Fu insieme a Benedetto Croce uno dei maggiori esponenti del neoidealismo filosofico e dell’idealismo italiano, un importante protagonista della cultura italiana nella prima metà del XX secolo, cofondatore dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e, da ministro, artefice, nel 1923, della riforma della pubblica istruzione nota come Riforma Gentile. La sua filosofia è detta attualismo.
Inoltre fu figura di spicco del fascismo italiano. In seguito alla sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana, fu assassinato durante la seconda guerra mondiale da alcuni partigiani comunisti dei GAP.
Una posizione “totalizzante” che per Gentile rappresenterà il suo tratto distintivo e decisivo fino all’ultimo dei suoi giorni.